Erasmus+ ora anche in versione virtuale

Elena Maddalena Università

La Commissione europea lancia lo scambio virtuale Erasmus+, un progetto volto a promuovere il dialogo interculturale e a migliorare le competenze di almeno 25 000 giovani attraverso strumenti di apprendimento digitali nel corso dei prossimi due anni. Il progetto coinvolge i 33 paesi del programma Erasmus+ e la regione del Mediterraneo meridionale, comprendente Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Palestina*, Siria e Tunisia.

La versione online di Erasmus+ integrerà il programma di mobilità fisica tradizionale e potrebbe in futuro essere estesa ad altre aree geografiche.

Il Commissario per l’Istruzione, la cultura, i giovani e lo sport, Tibor Navracsics, ha dichiarato: “Erasmus+ è un programma di grande successo, ma non sempre accessibile a tutti. Grazie allo scambio virtuale Erasmus+ consentiremo un maggior numero di contatti tra persone, raggiungeremo giovani provenienti da contesti sociali differenti e promuoveremo la comprensione interculturale. Questo strumento online costruirà ponti, connetterà un maggior numero di giovani dell’UE ai loro coetanei in altri paesi e contribuirà a sviluppare competenze come il pensiero critico, l’alfabetizzazione mediatica, la conoscenza delle lingue straniere e il lavoro di gruppo.” 

Lo scambio virtuale Erasmus+ metterà in contatto giovani, animatori giovanili, studenti e accademici dei paesi europei e del vicinato meridionale dell’UE attraverso dibattiti moderati da facilitatori, gruppi di progetto transnazionali, corsi e formazioni professionali online aperti. Per esempio, giovani di vari paesi potranno collegarsi una volta alla settimana per discutere argomenti come lo sviluppo economico o i cambiamenti climatici, con l’aiuto di materiale preparatorio che sarà stato preventivamente distribuito e assistiti da un moderatore.

Tutte le attività si svolgeranno nel quadro di programmi di istruzione superiore o progetti organizzati per i giovani. Nella fase preparatoria, lo scambio virtuale Erasmus+ ha suscitato l’interesse delle università e delle organizzazioni giovanili e sono stati già conclusi 50 partenariati e formate 40 persone per la moderazione dei dibattiti.

I contatti e gli scambi con coetanei che vivono all’estero sono una grande opportunità per acquisire nuove conoscenze e competenze e per rafforzare la tolleranza e l’accettazione reciproca. Lo scambio virtuale promuove il dialogo interculturale tra i giovani, in linea con la dichiarazione di Parigi concordata in occasione della riunione informale dei ministri dell’Istruzione nel marzo 2015. La dichiarazione mira a promuovere la cittadinanza e i valori comuni della libertà, della tolleranza e della non discriminazione attraverso l’istruzione.

Contesto 

Durante la fase pilota, con una dotazione finanziaria di 2 milioni di euro fino al dicembre 2018, lo scambio virtuale Erasmus+ coinvolgerà almeno 8 000 giovani. Se avrà successo l’idea è di rinnovarlo fino alla fine del 2019, con l’obiettivo di far partecipare altre 17 000 persone. In futuro lo scambio virtuale Erasmus+ potrebbe diventare un’iniziativa regolare ed essere ampliato al fine di coinvolgere un numero ancora maggiore di giovani in altre regioni.

Erasmus+ favorisce già la mobilità per l’apprendimento e l’insegnamento tra il vicinato meridionale dell’UE e l’Unione. Dal 2015 sono stati finanziati oltre 1 000 progetti tra università europee e del Mediterraneo meridionale, che dovrebbero permettere la mobilità verso l’Europa di circa 15 000 persone, tra studenti e membri del personale, di paesi della sponda meridionale del Mediterraneo e di oltre 7 000 europei che andranno a insegnare o studiare in tali paesi. Inoltre, ogni anno circa 2 200 giovani dei paesi del vicinato meridionale dell’UE e animatori giovanili partecipano a progetti di apprendimento non formale.

Per informazioni

Sito web: Scambio virtuale Erasmus+

Pagina Facebook ufficiale

* Tale designazione non si intende come riconoscimento di uno Stato di Palestina e lascia impregiudicate le singole posizioni degli Stati membri sulla questione.

(fonte: Comunicato stampa Commissione europea del 15/03/2018)