Indagine di impatto dei programmi europei Grundtvig e Erasmus+ per il settore dell’educazione degli adulti

Luisella Silvestri -

 

L’Agenzia Erasmus+ Indire ha ritenuto opportuno approfondire l’impatto della progettazione europea all’interno delle istituzioni che si occupano di educazione degli adulti, partendo dalle esperienze fatte nelle attività del programma LLP fino alle azioni chiave in Erasmus+.
I risultati del survey, lanciato a dicembre 2016, ci offrono l’opportunità di avere un quadro generale di quanto sia accaduto nel settore dell’educazione degli adulti negli ultimi 13 anni, da Grundtvig a Erasmus+, sia a livello istituzionale che individuale attraverso le esperienze di formazione all’estero e le cooperazione con istituzioni straniere. La metodologia di indagine si basa su un questionario on line, rivolto ai diretti beneficiari dei fondi destinati a Grundtvig (LLP) e alle azioni chiave 1 (KA1) e chiave 2 (KA2) del programma Erasmus+.

 La progettazione transnazionale è sempre stata per il settore EDA una possibilità concreta di scambio, un’esperienza significativa per incrementare e condividere i vari sistemi di insegnamento e formazione degli adulti. Di fatto molti progetti Grundtvig (così come in Erasmus+) sono scaturiti da una precedente attività di formazione all’estero che ha riscosso sempre un forte interesse e dalla quale sono nate importanti collaborazioni.

Per quanto riguarda l’educazione formale, si è tenuto conto delle novità introdotte dalla riforma del sistema dell’educazione formale degli adulti in Italia, con il D.P.R 263/2012. La riforma, messa a regime nel 2013, ha richiesto un notevole impegno nella messa a regime dei Cpia, Centri provinciali per l’istruzione degli adulti. I nuovi centri provinciali, in parte eredi della metodologia didattica che caratterizzava i precedenti CTP (Centri di formazione permanente), si articolano in percorsi di formazione e apprendimento di due livelli: istruzione di primo livello, alfabetizzazione, e di secondo livello, conseguimento del diploma di istruzione tecnica, professionale e artistica.
I nostri nuovi referenti in questo settore educativo, apprendimento formale, sono i Cpia che sono stati coinvolti attivamente in Erasmus+ a partire dal 2016.

Durante l’indagine è stato possibile verificare quale fosse dei tre settori dell’apprendimento (formale, non formle e informale) quello  predominante nella programmazione europea in questi anni. Di fatto, come già nelle precedenti esperienze europee, la maggior parte delle istituzioni che realizzano un’esperienza europea proviene dal settore non formale con il 66,4%, nel settore formale raggiungono il 37,4% e le esperienze informali si assestano al 19,1%.

Programmi europei Grundtvig e Erasmus+: settori dell’educazione degli adulti

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Nei confronti dei programmi europei il livello di soddisfazione è stato nel complesso positivo, il dato confortante emerge dalla validità e affidabilità dei contesti di apprendimento e dalla qualità degli apprendimenti. Più dell’80% dei partecipanti ritiene che i programmi europei offrano la possibilità di potenziare le relazioni internazionali, ampliando le conoscenze culturali e professionali. Anche l’apprendimento linguistico è una delle competenze acquisite più ricorrenti, si arriva al 76,7%.

Per quanto riguarda la ricaduta sui discenti delle esperienze di mobilità e della collaborazione internazionale, il risultato è altrettanto soddisfacente. Più dell’80% dei partecipanti ritiene che vi sia stato un impatto molto forte sui discenti, attraverso strumenti di feedback e valutazione, gli studenti hanno mostrato un enorme crescita personale e di specializzazione professionale, non solo dal corso di formazione offerta dal progetto, ma anche dalla possibilità di condivisione e confronto all’interno del gruppo studenti stesso, dal punto di vista di ‘peer-learning’.

I programmi europei per l’educazione degli adulti hanno certamente introdotto, non solo nuove metodologie e nuove pratiche, ma soprattutto ha fatto riflettere sul concetto  di formazione durante tutto l’arco della vita. Il confronto di sistemi formativi tra i paesi ha consentito di utilizzare pratiche innovative e indubbiamente la collaborazione ha facilitato la condivisione di buone pratiche.

Nel complesso, possiamo registrare un ampio consenso e convergenza nel considerare le esperienze di mobilità e di cooperazione come  modelli da sperimentare in vari contesti, formale e non formale, per dare una opportunità di crescita e di scambio.

Concludiamo con un auspicio quasi da Sibilla Cumana: qualsiasi obiettivo per essere efficace deve poter essere chiaro ed accessibile, senza costituire un percorso ad ostacoli nell’articolazione di un progetto.

 

Scarica il Report completo con i risultati dell’indagine

 

 

di Angela Miniati
Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire
Studi e Analisi