Insegnanti in Europa: un nuovo rapporto Eurydice su carriera, sviluppo professionale e benessere

Elena Maddalena Eurydice, Scuola

Gli insegnanti svolgono un ruolo essenziale nel processo di apprendimento di ogni studente e il loro contributo è ancor più evidente in seguito alla pandemia da Covid-19. Milioni di docenti europei si sono infatti adattati alle chiusure delle scuole e sono ancora in prima linea per garantire che l’apprendimento degli studenti in lockdown continui, anche se a distanza. Tuttavia, la professione docente attraversa da alcuni anni una crisi professionale, con sistemi scolastici sempre più in difficoltà nel reclutare insegnanti motivati e competenti. In tale scenario, quali sono le soluzioni sviluppate dai decisori politici nazionali ed europei per superare queste sfide? Il rapporto della rete Eurydice che esce oggi, Teachers in Europe: Careers, Development and Well-being ha come focus gli insegnanti della scuola secondaria inferiore e si inserisce proprio  in questo dibattito.

Lo studio offre evidenze per comprendere l’impatto delle politiche nazionali sui comportamenti degli insegnanti, fornendo una base di dati per l’implementazione di future riforme. Il rapporto copre i 27 Stati membri dell’UE, oltre a Regno Unito, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Svizzera, Islanda, Liechtenstein, Montenegro, Macedonia del Nord, Norvegia, Serbia e Turchia.Le aree chiave dallo studio comprendono la crisi vocazionale e le politiche legate all’attrattività della professione, la formazione iniziale, lo sviluppo professionale continuo, le condizioni di servizio, le prospettive di carriera e il benessere degli insegnanti.

Attrattività della professione docente

La carenza di insegnanti è peggiorata negli ultimi anni e riguarda 35 sistemi educativi in Europa (otto di questi, tra cui anche l’Italia, soffrono sia di carenze sia di eccesso di offerta). Le carenze sono più acute in materie come le STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e le lingue straniere. L’invecchiamento degli insegnanti interessa più della metà dei sistemi educativi. Alla luce della pandemia da Covid-19, l’età avanzata degli insegnanti aggiunge un ulteriore elemento di vulnerabilità ai sistemi educativi nel loro insieme, sia per la maggiore fragilità degli stessi, sia per la diffusa difficoltà tra gli insegnanti più anziani di gestire la didattica a distanza attraverso le nuove tecnologie. Inoltre, in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, più della metà dei docenti andrà in pensione nei prossimi 15 anni e solo il 6,4% di insegnanti ha meno di 35 anni; Grecia e il Portogallo fanno peggio,  con il 4,6% e 3,4% rispettivamente.

Condizioni di lavoro
In Europa, un insegnante su cinque lavora con contratti temporanei. Tra gli insegnanti con meno di 35 anni, più di un terzo lavora con contratti a tempo determinato, e in Italia (78%), come in Spagna, Austria e Portogallo, sono addirittura più di due terzi, con contratti brevi e spesso non superiori a un anno (quest’ultimo è il caso dell’Italia). In alcuni Paesi rimane alta anche la percentuale di insegnanti nella fascia di età 35-49 che lavora con un contratto a tempo determinato (in Portogallo il 41%, in Spagna il 39% e in Italia il 32%). In Italia le discontinuità nel processo di reclutamento di docenti a tempo indeterminato, anche in seguito alle limitazioni della spesa pubblica degli anni passati, hanno spinto le scuole ad assumere insegnanti con contratti a tempo determinato (al massimo di un anno).

Sugli stipendi si registra una generale insoddisfazione tra gli insegnanti europei. Solo in Belgio, Danimarca, Paesi Bassi, Austria, Finlandia e Inghilterra, la percentuale di insegnanti soddisfatti, o molto soddisfatti, del loro stipendio è superiore al valore medio UE del 38%. In Francia, Italia, Portogallo, Romania e Slovenia, pochi insegnanti sono soddisfatti. In Italia i docenti devono lavorare 35 anni prima di raggiungere lo stipendio massimo, che è circa il 50% in più dello stipendio iniziale. In Francia, Italia, Portogallo e Slovenia, inoltre, negli ultimi dieci anni gli stipendi degli insegnanti hanno avuto aumenti molto limitati.

Carriera
La carriera dei docenti in Europa è organizzata per step formali con specifici ruoli, responsabilità e relativi aumenti di stipendio, oppure concepita solo in termini di aumenti salariali, come nel caso dell’Italia.

Formazione iniziale e fase di avvio alla professione
La maggioranza dei sistemi educativi europei, compreso il sistema italiano, richiede una qualifica minima equivalente alla laurea magistrale per l’accesso alla professione, una formazione professionale e, spesso, anche un periodo di pratica in classe. La percentuale di formazione professionale, tuttavia, varia da un 50% della durata totale della formazione iniziale nel Belgio francese, Irlanda e Malta, a un 8% in Italia e Montenegro. In base ai risultati dell’indagine internazionale TALIS 2018, in Europa, quasi il 70% di tutti gli insegnanti riferisce di essere stato formato in tutti e tre i principali aspetti della formazione (contenuti disciplinari, pedagogia generale e relativa alla specifica disciplina, pratica in classe). La percentuale scende sotto il 60% in Spagna, Francia e Italia. Per quanto riguarda la fase di avvio alla professione per i nuovi insegnanti (per noi anno di prova), in media, in Europa, meno del 50% degli insegnanti ha preso parte a una qualche forma di programma di sostegno all’inizio della carriera. In Italia l’anno di prova è obbligatorio per la conferma in ruolo dei docenti, ma è rivolto solo agli insegnanti assunti a tempo indeterminato.

Valutazione
Nella maggioranza dei Paesi europei la valutazione dei docenti è centralizzata, mentre in una minoranza di sistemi le scuole o le autorità locali hanno autonomia in materia (per esempio in Danimarca, Paesi Bassi, Finlandia). La valutazione degli insegnanti viene effettuata più spesso nei tre Paesi baltici, in diversi Stati dell’Europa dell’Est, in Inghilterra e in Svezia.  Al contrario, in diversi Paesi dell’Europa del sud e dell’ovest, così come in Finlandia, gli insegnanti vengono valutati con minor frequenza (Belgio fiammingo, Italia, Spagna, Francia, Cipro, Austria, Paesi Bassi, Portogallo). In Italia, la valutazione degli insegnanti ha iniziato a essere regolamentata pochi anni prima dell’ultima indagine TALIS. Infatti, nel 2015, con la legge di riforma dell’istruzione (107/2015), è stato introdotto, per tutti gli insegnanti a tempo indeterminato, un bonus premiale basato sulla valutazione. L’attuazione di questa politica ha avuto un riflesso nella diminuzione (-33,7 punti percentuali) tra il TALIS 2013 e il TALIS 2018 della percentuale di insegnanti che lavorano in scuole dove non sono mai stati valutati. Il motivo più comune in Europa per la valutazione è quello di offrire un feedback sul loro lavoro agli insegnanti, allo scopo di migliorarsi. Fatta eccezione per l’Italia, tutti i Paesi che hanno un sistema di valutazione lo prevedono come uno dei principali obiettivi del processo di valutazione.

Mobilità
Solo una minoranza di insegnanti in Europa è stata all’estero per motivi professionali. Nel 2018, solo il 40,9% degli insegnanti europei è stato “mobile” almeno una volta come studente, insegnante o entrambi. I programmi UE sono i principali finanziamenti della mobilità transnazionale dei docenti.  Solo in una minoranza di Paesi esistono programmi nazionali che finanziano la mobilità degli insegnanti all’estero per motivi di sviluppo professionale.  La mobilità transnazionale degli insegnanti in servizio è inferiore alla media europea in Belgio, Bulgaria, Croazia, Italia, Malta, Slovacchia, Inghilterra e Turchia.

Leggi l’articolo di approfondimento di Simona Baggiani sul sito di Eurydice Italia >>

Scarica il rapporto “Teachers in Europe: Careers, Development and Well-being” (pdf)  >>

Cos’è Eurydice
Eurydice è la rete europea che raccoglie, aggiorna, analizza e diffonde informazioni sulle politiche, la struttura e l’organizzazione dei sistemi educativi europei. Nata nel 1980 su iniziativa della Commissione europea, la rete è composta da un’Unità europea con sede a Bruxelles e da varie Unità nazionali. Dal 1985, l’Indire è sede dell’Unità nazionale italiana.

Altri link utili: