Le Learning cities al centro di un incontro a Indire con una delegazione israeliana

Elena Maddalena Educazione adulti, Epale, Scuola, Università

La sede Indire ospita una delegazione da Israele di rappresentanti di municipalità locali, impegnati nella costruzione delle cosiddette “Learning cities”, ovvero quei centri cittadini attivi nella promozione del lifelong learning, elemento fondamentale per la sopravvivenza dell’umanità in un’epoca soggetta a continui cambiamenti. L’incontro si è aperto con il benvenuto da parte di Sara Pagliai, coordinatrice dell’Agenzia Erasmus+ Indire, che ha illustrato l’organizzazione e la mission di Indire “un ente da sempre al lavoro insieme alle scuole italiane per l’innovazione e la creazione di reti sul territorio”.


I lavori sono proseguiti con l’intervento di Haim Bibas, sindaco della città di Modi’in Maccabim Reut, centro cittadino che sorge tra Gerusalemme e Tel Aviv in forte crescita ed espansione. Nell’illustrare le caratteristiche della città che amministra, il sindaco ha sottolineato che “la città è stata concepita secondo schemi moderni di pianificazione urbana, che tenessero conto del suo possibile sviluppo demografico”. Con una popolazione di 95mila residenti e un’età media di appena 32 anni, la città è la più “giovane” di Israele, ma anche una delle più  attente all’istruzione. “Abbiamo 65% di laureati, – ha aggiunto il sindaco –  27mila studenti e ogni anno costruiamo 2 o 3 nuove scuole. Per questi motivi investiamo il 50% del budget della municipalità nel capitolo istruzione”. Modi’in Maccabim Reut è un esempio virtuoso di learning e smart city, in cui la tecnologia è fortemente integrata nelle infrastrutture e nei servizi municipali e il governo incentiva la costruzione di spazi polivalenti e funzionali al benessere cittadino (come parchi, centri culturali, venue per eventi e strutture ricreative e sportive). Per mantenere alto il livello di amministrazione della cosa pubblica, a Modi’in è presente un’università che forma gli amministratori locali, con focus su questioni locali e smart cities dove innovazione, sostenibilità, strategie, pianificazione urbana, trasporti e incontri dedicati alle minacce del terrorismo concorrono a migliorare la vita dei cittadini.

A seguire Lorenza Venturi, capo unità Epale Italia, ha illustrato le opportunità e i risultati di Erasmus+ per scuole, insegnanti, studenti, dirigenti scolastici e staff impegnato nell’educazione degli adulti. Daniela Ermini di Epale Italia ha offerto una panoramica sull’Educazione degli Adulti in Italia, sottolineando la “complessità del sistema, che è strutturato in educazione formale, gestita in Italia dai CPIA, che rilasciano diplomi ed educazione non formale, portata avanti dalle associazioni, le università dell’età libera e le organizzazioni non profit, che rilasciano certificati di frequenza”. Lo spazio dedicato a Erasmus+ è stato completato dalla presentazione di Claudia Peritore, capo unità Istruzione superiore Erasmus+ Indire, che ha illustrato gli ambiti di cooperazione fra Italia e Israele, “che – ha spiegato – si realizza tramite 38 progetti che hanno coinvolto 12 istituti di istruzione superiore (università) in Israele e 12 in Italia”.

Spazio anche alle buone pratiche, con la presentazione dell’ITI S. Pertini di Lucca, che grazie a un progetto di Service Learning, hanno dato vita ad un sistema di accoglienza turistica, gestendo un info point ed organizzando visite guidate e virtual sightseeing per i turisti. Grazie a questa iniziativa hanno potuto sviluppare competenze tecniche e soft skills, come capacità comunicative, lavoro di gruppo e responsabilizzazione nell’organizzazione del lavoro. “Un progetto – ha spiegato Elisabetta Mughini, responsabile della Linea di ricerca sull’innovazione metodologica e organizzativa nel mondo scolastico – che ha aderito al manifesto delle Avanguardie Educative per la promozione dell’innovazione a scuola e crea un legame tra le scuole e il territorio”.

In conclusione, è intervenuto anche Franco Cima, ambasciatore Epale e consigliere comunale a Bologna, che ha presentato l’esperienza della sua città come learning city. “Nella regione sono presenti 7 università, che accolgono 150mila studenti e sono attivi 6 centri di ricerca. Questi elementi identificano una Learning city – ha spiegato – A Bologna si investe su capacità, saperi e tecnologie per la sostenibilità e innovazione sociale”. Cima ha illustrato l’ambizioso progetto “Big Data” che vede coinvolta l’intera regione dell’Emilia Romagna nella costruzione di un hub europeo, ovvero un un centro di gravitazione di strutture per la ricerca e lo sviluppo tecnologico.

L’incontro si conclude in Palazzo Vecchio, sede del Comune di Firenze, accolti dalla vicesindaca Cristina Giachi.

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di Elena Maddalena e Fabiana Bertazzi
Ufficio Comunicazione Indire