L’educazione degli adulti sul tema dei migranti. Risultati del seminario EPALE a Catania

Alessandra Ceccherelli Educazione adulti, Epale, Inclusione

 

IMG_1096L’ultimo incontro nazionale EPALE del 2015 si è svolto sul tema “Migranti: nuovi bisogni formativi degli educatori” per affrontare un argomento dell’educazione degli adulti che riguarda la società tutta. Significative le presenze da nord a sud: oltre 140 persone che operano con i migranti nei centri di istruzione degli adulti, nelle associazioni e nelle strutture temporanee, ma anche docenti universitari che si occupano di formare i futuri educatori. Alta la partecipazione quindi e ugualmente alta la densità di contenuti e spunti utili di riflessione: il migrante come discente di un percorso di apprendimento permanente, quindi prima di tutto persona al centro del proprio percorso formativo, il concetto di orientamento per svilupparne proattivamente le competenze di autoorganizzazione, il ruolo dei nuovi CPIA come enti di ricerca e sviluppo per la costruzione di percorsi alternativi di apprendimento, il concetto di rete territoriale come strumento di lettura dei fabbisogni locali: questi i punti dibattuti nei gruppo di lavoro, come spunto ai tanti elementi di discussione proposti dalle relazioni in plenaria.

La formazione dei migranti presenta una varietà di aspetti che si intrecciano tra loro e pongono nuove esigenze di aggiornamento professionale in coloro che operano nelle diverse strutture.

Si parla di prima alfabetizzazione, di orientamento per l’inserimento nel lavoro, di competenze di empowerment per diventare cittadini attivi. E tutto questo percorso è collegato alla persona con il suo vissuto e il suo passato, spesso traumatico, segnato da storie di guerra, di fame, di persecuzione o da estreme difficoltà.

IMG_1076L’Università degli Studi di Catania ospitando e co-organizzando il convegno, ha sottolineato con le parole di apertura del prorettore Alessandra Gentile e del direttore del dipartimento di Scienze della formazione, prof. Santo di Nuovo, l’importanza del tema trattato sia in relazione alla missione formativa dell’istituto universitario in generale che nello specifico caso di Catania. “Dalla sua nascita il nostro dipartimento – ha spiegato il prof. Di Nuovo – è sempre stato aperto alle tematiche sociali, anche perché una vera “scienza” della formazione nasce dal confronto costante degli operatori del settore con la società.” La prof.ssa Roberta Piazza, docente del dipartimento e promotrice della collaborazione organizzativa, ha inoltre aggiunto che “Il dipartimento incarna con particolare attenzione il suo mandato di formazione degli educatori in un contesto che ne riconosce quanto più l’urgenza e la necessità. La Sicilia è da sempre terra di sbarchi per sua collocazione geografica, ed è anche la regione che accoglie oltre un quinto dei migranti nelle sue strutture di permanenza temporanea: ci è sembrato che questo convegno di studi trovasse qui una sua naturale collocazione.

 

Il ruolo dei CPIA e le opportunità poste della riforma in atto: verso un sistema territoriale formativo integrato

L’insegnamento della lingua anche per i migranti, primo passo per l’inclusione sociale di queste persone è affidata ai CPIA, i centri provinciali per l’istruzione degli adulti.

Parlando dei CPIA, che sono oggi al centro di una riforma importante che rinnova tutto il percorso educativo dei soggetti adulti, la prof.ssa Giovanna Del Gobbo, docente del dipartimento di Scienze della formazione dell’Università di Firenze, ha sottolineato come siano molteplici gli aspetti che richiedono attenta progettazione e una formazione mirata di tutti gli operatori coinvolti, dal corpo docente al personale amministrativo, per dare seguito alle possibilità insite nel testo normativo.

I CPIA hanno una grande responsabilità ma anche una grande opportunità perché possono diventare gli snodi di un sistema di apprendimento permanente a livello territoriale: sono infatti l’unica istituzione presente sul territorio in maniera strutturata, e se da un lato si occupano di sviluppare l’istruzione degli adulti hanno anche il compito di sapersi relazionare con gli altri ambiti della formazione degli adulti: l’educazione non formale, la formazione professionale, la formazione continua, facendo crescere le competenze che un territorio esprime per poter diventare un sistema territoriale formativo integrato. Hanno anche il compito di favorire l’accesso alle persone più deboli, e porre la persona al centro del suo percorso formativo, personalizzando, per quanto possibile, il percorso di apprendimento. Questo in linea con le indicazioni europee per l’apprendimento permanente che ha ispirato il testo della riforma.

Il tema del seminario è quindi interpretabile anche come traccia su cui sviluppare un percorso progettuale di respiro europeo, che può concretizzarsi in un partenariato internazionale tra istituti di diversi paesi che possono confrontare le proprie strategie, le risposte adottate a problemi comuni. La presentazione delle opportunità del Programma Erasmus+, ha così avuto il duplice scopo di ricordare la prossima scadenza per presentare candidatura al finanziamento 2016 e invitare a utilizzare la piattaforma EPALE come strumento di ricerca di contatti internazionali.

 

L’intervento della ricercatrice ISFOL, Giusi Montalbano, ha fatto il punto sulla situazione normativa relativa al riconoscimento delle competenze, sia per gli operatori che per i migranti stessi, spesso provenienti da storie formative molto differenziate, talvolta frammentate e incomplete. L’inserimento sociale e lavorativo richiede un percorso di attestazione e certificazione delle abilità oltre che delle conoscenze acquisite nei paesi di provenienza ancora difficoltoso, su cui si stanno registrando esperienze singole che seppure significative sono ancora lontane dal trovare una validazione nel quadro normativo disponibile. ISFOL ha svolto nel 2013 uno studio sugli esempi di validazione delle competenze a partire dalle esperienze (scarica il volume, in pdf) e cura anche il sito tematico www.librettocompetenze.it

L’Università della Liberetà del Friuli Venezia Giulia, con l’intervento della sua Presidente, Pina Raso, ha raccontato a tale proposito i risultati concreti conseguiti nella loro esperienza di selezione e reclutamento di formatori dal 1993 a oggi. Selezione basata sul riconoscimento delle competenze che come centro di educazione permanente ha effettuato anche in assenza dei titoli riconosciuti, trattandosi di sistema educativo non formale, e che li ha portati a realizzare in 20 anni oltre 900 corsi (pari al 11% del totale)  tenuti da insegnanti stranieri.

TabulaInsieme a quella della Liberetà di Udine, le 5 esperienze presentate hanno illustrato attività di interesse svolte in contesti diversi e coinvolgendo associazioni, CPIA, anti locali. E queste stesse esperienze sono state il punto di partenza concreto per la discussione dei gruppi di lavoro, dedicate a 5 sotto-temi: uso delle tecnologie nel lavoro degli operatori, riconoscimento delle competenze, formazione delle donne immigrate, alfabetizzazione linguistica, aggiornamento delle figure professionali che lavorano con gli immigrati.

L’insegnamento della lingua alle persone migranti è un processo delicato e non una meccanica trasmissione di norme grammaticali, un processo che cambia a seconda dell’origine e l’identità del soggetto. Nel gruppo di lavoro dedicato a questo tema è emerso con chiarezza che servono nuove competenze in particolare quella interculturale e relazionale, una specifica competenza comunicativa che tenga conto degli elementi non verbali, trovandosi a lavorare in classi composte da persone provenienti dai più diversi paesi del mondo, e talvolta analfabeti. E’ il caso del progetto Tabula presentato da Massimo Negarville – Associazione Formazione 80, Torino. Ugualmente, la competenza interculturale è stata concordata come centrale per i nuovi operatori, a qualsiasi livello di azione e di intervento. “La formazione è un processo delicato di cambiamento – ha ricordato Cecilia Bartoli, Asinitas onlus, Roma – Per apprendere l’io deve sentirsi non minacciato. E’ cruciale che l’educatore impari a non toccare, involontariamente, ricordi traumatici o zone di riservatezza che per motivi culturali o religiosi, o per la sua stessa storia, il migrante non vuole esprimere.” Infine esempi concreti di utilizzo dei fondi già disponibili vengono dalle attività gestite dagli enti locali, come il progetto FEI-ICam, presentato da Gianna Prapotnich, USR Marche.

 

Il contributo della piattaforma EPALE

La nuova piattaforma elettronica EPALE dedicata all’apprendimento degli adulti, presentata da Daniela Ermini e Martina Blasi dell’Indire-Unità EPALE che gestisce  il progetto per l’Italia, può svolgere un ruolo importante nella messa in rete di tutte le realtà interessate. Gli operatori, gli insegnanti, i ricercatori universitari e tutti i diversi profili in gioco, possono attingere alla piattaforma come luogo di ricerca di spunti metodologici, condividere con i colleghi spunti e difficoltà in una logica di confronto e scambio. La piattaforma potrà anche diventare nel tempo un punto di riferimento per la ricerca, dove reperire gli studi più attuali, i dati e le informazioni su cui impostare i processi di innovazione che il miglioramento qualitativo dell’offerta di formazione richiede. “In futuro – ha affermato la dott.ssa Ermini – l’educazione degli adulti si occuperà sempre di più di migranti e cittadini stranieri provenienti da paesi diversi del mondo. Per questo, abbiamo scelto questo tra i temi “caldi” su cui concentrare i nostri sforzi in questo primo anno di attività di promozione e disseminazione di una community di respiro europeo”.

Le informazioni sul seminario, il programma e un breve profilo biografico dei relatori sono state pubblicate su questo sito, nella sezione Eventi.

 

di Alessandra Ceccherelli

 

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Slide delle presentazioni:

I cambiamenti nei CPIA e la formazione delle nuove figure professionali, Giovanna Del Gobbo, Università di Firenze

Riconoscere e valorizzare le competenze: aggiornamenti normativi e prospettive, Giusi Montalbano, ISFOL

Opportunità del programma Erasmus+ per l’EDA, Federico Bartalini, Agenzia Erasmus+ Indire

Un esempio del riconoscimento di competenze nel sistema non formale, Pina Raso, Università delle liberetà del Friuli Venezia Giulia

Tabula, un tablet per imparare, Massimo Negarville, Ass. Formazione 80

“Giorni che la lingua mi scappa..” Appunti di metodo per una scuola di lingua con donne migranti, Cecilia Bartoli, Asinitas onlus

Progetto FEI-ICAM: un cantiere aperto per l’integrazione in Europa, Gianna Prapotnich, USR Marche