“Pensare seriamente all’animazione socioeducativa”, un volume per fare il punto in Europa

Sara Pietrangeli Giovani

Gli autori dei 37 articoli del libro “Pensare seriamente all’animazione socioeducativa”, a cura del Partenariato tra la Commissione europea e il Consiglio d’Europa nel settore della gioventù, analizzano teorie e concetti e forniscono informazioni in base a differenti contesti geografici e professionali, con l’obiettivo di contribuire ad individuare un terreno comune per assicurare la qualità dell’animazione socioeducativa.

Perché è importante trovare un terreno comune? Perché la missione fondamentale dell’animazione socioeducativa è quella di “fornire opportunità a tutti i giovani per modellare il proprio futuro”, e per questo ha bisogno di sviluppo e innovazione continui.

Significativo è stato il contributo di questi ultimi anni all’animazione socioeducativa in tutta Europa, in termini di analisi di differenze e opportunità offerte, promozione del riconoscimento, approfondimento dei differenti contesti sociali, culturali, politici, economici e dei sistemi di valori in cui si è sviluppata e si realizza tutt’oggi.
Oggi in Europa, in particolare a livello locale e regionale, si stima che centinaia di migliaia di animatori giovanili svolgano questo lavoro e che esistano migliaia di iniziative e progetti di animazione per i giovani, pur non sapendo con esattezza quanti siano gli animatori e le iniziative. Ad esempio, nel settore dell’educazione formale conosciamo esattamente il numero di scuole di vario ordine e grado e quanti insegnanti educano i giovani, quali sono i loro profili professionali e come sono stati formati.
Nel settore della gioventù manca ancora una definizione e una comprensione comune di cosa sia l’animazione socioeducativa e di cosa sia un animatore giovanile. Infatti, in molti paesi non troviamo facilmente gli “animatori giovanili”, bensì persone definite come mediatori culturali, operatori interculturali, educatori o animatori, assistenti sociali, operatori di comunità, istruttori, volontari e attivisti in organizzazioni o movimenti giovanili.

Prendendo come osservatorio l’animazione socioeducativa nei 50 paesi che aderiscono al Consiglio d’Europa, o anche solo negli Stati membri dell’UE, ci rendiamo conto delle diverse realtà, teorie, concetti e strategie; troviamo strutture giovanili ben consolidate, sistemi misti di animazione socioeducativa realizzati da volontari e operatori giovanili retribuiti, oppure attività svolte esclusivamente da volontari in condizioni non ottimali. Ciò comporta anche una diversità nei livelli di istruzione e formazione e nei sistemi di istruzione superiore.

TIPOLOGIE
L’animazione socioeducativa si basa sui valori e riguarda la promozione dei diritti umani, la diversità, la coesione sociale, la pace e la democrazia. Oltre questo, gli animatori giovanili hanno in comune anche il fatto di lavorare direttamente con e per i giovani in contesti educativi non formali e con un obiettivo definito.

In tutta Europa, l’animazione socioeducativa mostra enormi differenze in termini di opportunità, supporto, strutture, riconoscimento e realtà in cui ha luogo. Può essere parte del settore pubblico, gestita dallo Stato o dal terzo settore; tuttavia, la performance dell’animazione socioeducativa riflette il contesto sociale, culturale, politico ed economico e i sistemi di valori in cui ha luogo. Già nel 2001 uno studio dello IARD sulla condizione dei giovani e la politica giovanile in Europa suggeriva differenti tipologie di animazione socioeducativa: universalistica/paternalistica, liberale/basata sulla comunità, conservatrice/corporativista, Mediterranea/sub-istituzionalizzata.

La tipologia Mediterranea/sub-istituzionalizzata si riferisce ai Paesi del sud Europa, Italia, Portogallo, Grecia, Spagna, Malta, ed è caratterizzata da un deficit o vuoto di regolamentazione; spesso la responsabilità ricade sulle politiche giovanili a livello locale, generando parecchie differenze regionali. L’obiettivo dell’animazione socioeducativa è, quindi, principalmente focalizzato sulla transizione alla vita adulta dei giovani, l’informazione dei giovani, la disoccupazione giovanile, la prevenzione dell’esclusione sociale, la consulenza e il tempo libero. Le principali questioni affrontate dall’animazione socioeducativa sono collegate al riconoscimento di un maggiore rischio di esclusione sociale connesso alla crescente disoccupazione giovanile e alla sfiducia dei giovani verso le strutture burocratiche di impiego e formazione. I principali campi di azione dell’animazione socioeducativa sono: istruzione, cultura, tempo libero, informazione, servizi per la carriera, assistenza sociale, sport, internazionale, associazioni giovanili e partecipazione, servizi per la ricreazione e il tempo libero.
I percorsi di istruzione e formazione avvengono attraverso corsi di volontariato (ONG) e professionali (scuole professionali regionali per animatori socioculturali), oltre ai titoli di diploma di istruzione superiore (ad esempio la laurea in servizi sociali). Oltre ai professionisti delle politiche giovanili, l’animazione socioeducativa viene svolta principalmente da assistenti sociali, animatori culturali, pedagoghi ed educatori sociali.

IN ITALIA
L’unico intervento statale diretto nel campo dell’animazione socioeducativa in Italia è avvenuto attraverso le politiche locali di welfare, focalizzate alla prevenzione delle problematiche giovanili. Dopo un breve periodo di politica nazionale, le politiche giovanili in Italia sono tornate ad una condizione di incertezza, con scarsi finanziamenti pubblici e una forte dipendenza dalle iniziative locali. Molti nuovi spazi giovanili finanziati dal 2006 da parte delle regioni affrontano ora la necessità di reclutare nuovi finanziamenti non pubblici e di sviluppare nuove forme di cooperazione con le imprese.

Né l’intervento pubblico, né gli incentivi della Commissione europea e del Consiglio d’Europa sembrano aver generato, ad oggi, una spinta tanto forte da identificare una possibile convergenza verso la professione dell’animatore socioeducativo.
Prevale, invece, la formazione interna degli educatori (nella sfera delle associazioni cattoliche), o una tendenza verso un rifiuto degli scopi educativi, spesso motivati dal desiderio di evitare un’asimmetria nella relazione tra adulti e giovani. Questo atteggiamento generale causa difficoltà quando la ricerca si propone di “identificare le scelte pedagogiche che guidano la vita interna delle associazioni che lavorano nel settore giovanile” (Dal Toso 1995). Nonostante la partecipazione alle associazioni continui ad influenzare in modo significativo il tempo libero dei giovani (Istituto Giovanni Toniolo 2014), l’Italia non possiede ancora una ricerca valutativa (Morciano 2015) sugli effetti che la partecipazione all’animazione socioeducativa può avere sui percorsi di vita dei giovani.

CONCLUSIONI
La crisi economica di questi ultimi anni in Europa si è trasformata in una crisi di democrazia e poiché i giovani sono una risorsa per la democrazia, e non solo contribuenti e sostenitori di un equilibrio demografico, dovremo chiederci come si contrasta la tendenza a strumentalizzare l’animazione socioeducativa, prevalentemente per altri interessi di carattere economico o politico. Sicuramente è determinante la strategia di comunicazione dei punti di forza, dell’impatto e delle possibilità offerte dall’animazione socioeducativa, soprattutto per chi è al di fuori del settore giovanile e non ha familiarità con questo settore. Un’altra possibilità è la condivisione di pratiche e approfondimenti in modo più sistematico, oltre a sensibilizzare i giovani ai valori democratici e sociali, responsabilizzarli a diventare cittadini critici, sostenere la realizzazione del loro potenziale. Proprio in questi anni molti Stati membri hanno limitato o diminuito il supporto all’animazione socioeducativa, per via delle risorse limitate e della necessità di attuare misure di austerità.

Tuttavia, la necessità di una strategia a medio termine per l’ulteriore sviluppo dell’animazione socioeducativa a livello europeo richiede un’azione urgente e una visione forte, al fine di: migliorare il coordinamento e l’ampliamento delle conoscenze di base; sostenere lo scambio di pratiche e fornire opportunità di apprendimento tra pari; rafforzare i legami tra pratica, politica e ricerca; incoraggiare la produzione di conoscenza in termini di studi e ricerche; mappare l’istruzione e la formazione esistenti per gli animatori giovanili; sostenere la revisione e la valutazione; fornire assistenza a coloro che offrono l’animazione socioeducativa e “elaborare” la politica della gioventù, in particolare a livello nazionale. Inutile dire che tutte le azioni intraprese dovrebbero includere i giovani e la loro voce.

Il settore giovanile, le parti interessate e i vari attori in Europa sono invitati a riflettere sui passi concreti da intraprendere, come ad esempio:

  • la creazione di un’agenzia europea per lo sviluppo dell’animazione socioeducativa; l’istituzione di un’accademia europea (estiva) per la politica della gioventù e l’animazione socioeducativa;
  • il progetto di una strategia europea di formazione avanzata per gli animatori giovanili, compresa la creazione di una laurea congiunta in studi europei sulla gioventù;
  • la celebrazione di una giornata europea annuale sull’animazione socioeducativa;
  • la stesura di una carta europea sull’animazione socioeducativa.

Tutti gli attori sono chiamati a lavorare insieme, incluso il livello istituzionale che svolge un ruolo cruciale nel sostegno ai giovani e all’animazione socioducativa in Europa e a livello locale e regionale.

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a cura di Paola Trifoni