Radium: una Capacity Building a guida Alma Mater Università di Bologna

Alessia Ricci -, Università

 

Alma Mater Università di Bologna è una istituzione leader in Europa per grado di internazionalizzazione.

E’ il primo ateneo in Europa per numero di studenti Erasmus outgoing e secondo solo all’università di Valencia per numero di studenti accolti. Ma l’ateneo è molto impegnato su tutte le azioni che il Programma mette a disposizione degli istituti di istruzione superiore in EU.

Tra queste, sicuramente, le Capacity Building for Higher Education (CBHE), progetti di grande struttura tesi al rafforzamento dell’internazionalizzazione degli istituti di istruzione superiore – in specie nei Paesi Terzi – e della capacità di lavorare in rete in modo efficace nell’ambito della ricerca e dell’innovazione scientifica e tecnologica. Ma lo sviluppo delle capacità può anche portare alla creazione di programmi di studio.

E’ questo il caso di Radium, un corso di livello Master (laurea specialistica) in sicurezza nucleare e radioprotezione. La Bielorussia, paese terzo di destinazione del progetto, sta infatti investendo nella produzione di energia nucleare e questo corso intende fornire un quadro educativo, a livello nazionale, completo delle competenze per la gestione dell’industria nucleare in modo sicuro ed efficace. L’obiettivo si chiarisce come duplice se si pensa che Radium assicura all’Europa un “vicino” in possesso di competenze complete e avanzate per la gestione del proprio potenziale nucleare.

Radium inoltre è sviluppato tenendo ben presenti i principi cari al Processo di Bologna.

Con questa intervista vogliamo approfittare per ricordare la centralità di progetti tanto complessi ma anche fondamentali nel panorama europeo; occasioni preziose di sviluppo e collaborazione tra istituti di istruzione superiore in Europa e nel mondo.

Dal 2015 l’Italia risulta coordinatrice di ben 88 progetti di Capacity Building for Higher Education su un totale di 900  CBHE finanziate in Europa. Alma Mater ne coordina 8.
Un ruolo importante del nostro Paese, consolidato nell’ultima Call 2020 dove sono risultati in 14 gli istituti di istruzione superiore italiani capofila.

Abbiamo intervistato il Prof. Domiziano Mostacci, coordinatore scientifico di Radium, un progetto che coinvolge 9 partner in 5 Paesi.

Le riflessioni del Prof. Mostacci sono integrate da quelle della Dr.ssa Franca Maria Mura, responsabile per Alma Mater del DIRI per l’Area geografica Vicinato est, Russia, Asia, Oceania e Nord America.
Resta centrale infatti l’importanza del dialogo e della piena e proficua collaborazione tra le strutture amministrative e i dipartimenti all’interno di un ateneo: modalità assolutamente ben rodate all’interno di UniBo che sostengono l’ateneo nei percorsi di eccellenza internazionali e che, implicitamente, offrono un netto plus anche alla popolazione studentesca di riferimento.

 

D: Radium è il frutto di collaborazioni annose e proficue in ambito CHERNE (Cooperation for Higher Education on Radiological and Nuclear Engineering), network attivo dal 2005 dove anche la Bielorussia è presente. Gli anni di confronto, studio e lavoro insieme hanno portato al coronamento di diversi progetti Erasmus+ fino alla creazione di un Master in sicurezza radiologica e nucleare: ci racconti come siete arrivati a progettare una Capacity Building for Higher Education.

Copyright ©Università di Bologna


R:
Premetto che CHERNE è un network creato nel 2005 su iniziativa di cinque partner: UPValencia, UniBO, Uhasselt, ISIB (ora divenuta HE2B) e FHAachen. Da allora ha continuato a crescere e oggi include altre 15 università, tra cui la Belarusia State University (BSU) entrata nel partenariato nel 2014.
Nell’ambito di questa collaborazione sono stati ideati diversi progetti Erasmus, innanzitutto gli IP, tutti gli anni fino all’ultimo offerto nella primavera del 2014; poi gli SP. In questi, la BSU è rimasta esclusa in quanto gli SP sono riservati a HEI di paesi membri. Ha tuttavia cominciato a prendere forma l’idea di un progetto “esterno”, soprattutto con l’ingresso della Bielorussia tra le nazioni nucleari (ha infatti costruito una centrale elettronucleare con due reattori, uno entrato in funzione nel 2020 e il secondo che entrerà in funzione nel corso del 2021). Abbiamo così pensato che sviluppare le competenze nucleari con un nuovo CdS dedicato alla sicurezza radiologica e nucleare potesse essere un buon modo di contribuire alla sicurezza del paese.

D: Alma Mater è un ateneo strategico nello scenario accademico europeo e non solo: Erasmus+ rappresenta uno strumento reale per il raggiungimento di obiettivi legati all’internazionalizzazione e quali sono i vantaggi per un ateneo europeo nella partecipazione ad un’azione che ha come aspetto centrale quello della modernizzazione degli istituti di istruzione superiore dei Paesi Partner?

R: Il confronto con realtà diverse è sempre costruttivo. Se è vero (come auspichiamo) che gli Atenei europei possono portare un contributo di conoscenza e di metodica di insegnamento, è senz’altro vero che dal confronto possiamo imparare a nostra volta, e su due fronti: la didattica agli studenti, e il trasferimento di competenze ai docenti (“train the trainers”). Infine è chiaro il vantaggio per l’UE nello sviluppo di una cultura della sicurezza in un paese confinante.

©Università di Bologna

D: Radium ha messo al centro della sua progettazione i principi del Processo di Bologna: una attenzione particolare è stata posta ai processi di assicurazione della qualità del cds: ci racconti come intervengono nella pratica

R: Il nostro partenariato presta particolare attenzione al controllo di qualità. Abbiamo previsto, infatti, un’apposita commissione interna, il Quality Assurance Committee (QAC), ed abbiamo scelto i colleghi che lo formeranno: 3 colleghi provenienti da università dell’Unione Europea e 3 dalle università bielorusse. La commissione, guidata dalla Università Politecnica di Valencia (UPV) è al lavoro per redigere il QA plan che costituirà il manuale del partenariato durante tutto il prosieguo del progetto, intervenendo in tutte le fasi dello stesso.
Il documento è al momento all’esame dei componenti del QAC e sarà a breve sottoposto all’approvazione dello Steering Committee, per poi entrare a far parte delle metodiche operative dei partner di RADIUM.

D: È previsto il riconoscimento dei titoli per gli studenti di laurea magistrale bielorussi coinvolti in questo percorso accademico di eccellenza? Le relazioni tra i partner del progetto facilitano questo processo tanto importante per la mobilità internazionale e il dialogo tra Paesi e scenari tanto diversi e stimolanti?

R: Attualmente non è previsto il rilascio di titoli congiunti, tuttavia il discorso è stato aperto ed è sul tavolo. Esso è ostacolato per ora dalla necessità di includere un periodo esteso all’estero (in generale i titoli congiunti prevedono la suddivisione del percorso con un anno presso un Ateneo ed un anno nell’altro, o schemi più o meno analoghi), mentre per il momento il fine del progetto è costruire una Magistrale per la Bielorussia. Si sta studiando un ulteriore percorso, successivo però, e per il quale occorrerà individuare il programma Erasmus appropriato: in questo progetto sarà preziosa la collaborazione con l’Agenzia Nazionale Erasmus.

D: La sostenibilità è uno dei punti cardine per una progettazione di successo nell’ambito del programma Erasmus+. Come è stata declinata all’interno del progetto Radium? Quali azioni ritiene sia imprescindibile porre in essere affinché i risultati di progetti tanto rilevanti possano perdurare anche e, forse, soprattutto oltre la fine del finanziamento comunitario?

R: il progetto è volto alla creazione di un nuovo CdS a livello di Laurea Magistrale (Master of Science) che verrà accreditato dal Ministero bielorusso. Esso potrà venire quindi adottato da qualunque Università del paese. In questo senso la continuità del progetto è assicurata. È previsto il deposito di tutto il materiale didattico sul sito del progetto, a disposizione di qualunque HEI voglia consultarlo od anche servirsene, o infine adottare il CdS; il sito verrà mantenuto operativo per alcuni anni (in ipotesi 5) dopo la fine del progetto. Verranno messe in atto misure di diffusione dell’informazione, a partire dall’organizzazione di una conferenza (multiplier event) a fine progetto cui verranno invitati tutti gli stakeholder, in primo luogo, e tutte le università del paese. La partecipazione sarà aperta a tutti gli interessati anche da paesi vicini potenzialmente interessati dall’iniziativa o dalle sue ricadute.

D: Il ruolo del Diri come perno informativo e di raccordo con i Dipartimenti e le azioni di sostegno allo sviluppo di progetti di internazionalizzazione

©Università di Bologna

R: I progetti di internazionalizzazione finanziati nell’ambito delle azioni Ka2 e Ka3 del programma Erasmus+ prevedono un coinvolgimento diretto dei dipartimenti sia in fase di progettazione sia in fase di sviluppo. All’interno del DIRI è stato creato un servizio specifico con l’obiettivo di: disseminare le informazioni riferite alle diverse call for application, istituire una procedura unica per l’approvazione delle proposte progettuali in seno ai dipartimenti e al livello di ateneo, organizzare momenti formativi sulle diverse opportunità di finanziamento e sulla redazione di proposte progettuali e incontri per la condivisione di buone pratiche tra team di progetti gestiti da dipartimenti diversi. Il supporto principale è garantito dall’Unità Professionale Progetti Europei che segue tutte le proposte riferite alle azioni delle Azioni Chiave 2 e 3 di ambito segnatamente europeo. I progetti di Capacity Bulding sono in carico ai settori di area geografica dedicati. In entrambi i casi il servizio assicura che a tutti dipartimenti arrivino le stesse informazioni sulle opportunità di finanziamento, che possano sviluppare competenze e formare risorse per la gestione redazionale delle proposte progettuali e la gestione dei progetti ma soprattutto che si possa creare una rete di esperienze e contatti trasversale ai dipartimenti.

D: Alma Mater è uno degli atenei più internazionali di Europa e non solo: quanto è importante un’organizzazione capillare e strutturata per facilitare questo percorso. Indichi 3 elementi principali per attuarlo.

R: L’internazionalizzazione è un concetto ampio che si riferisce a diverse realtà, azioni e ambiti dell’Università.

©Università di Bologna

Certamente l’Università di Bologna è uno dei primi atenei europei riguardo alla mobilità studentesca e mostra una buona capacità nell’attrarre fondi Erasmus+ per lo sviluppo di progetti nell’ambito delle diverse azioni del programma. Esiste però una dimensione internazionale ancor più ambiziosa e comprensiva che considera il grado di internazionalizzazione della comunità universitaria, dei programmi di studio, (non solo di quelli internazionali e di doppio titolo) della ricerca. L’internazionalizzazione è quindi un filo che attraversa le diverse dimensioni dell’università e si declina in modo diverso nei diversi ambi disciplinari e nelle diverse aree geografiche. Per avvicinarsi a questo obiettivo è importante avere una visione di insieme, ma anche una specifica, e una governance centrale che dà un indirizzo generale ma che invita i dipartimenti a pianificare strategie di internazionalizzazione proprie, elaborate in base alle proposte dei docenti che sono i primi promotori di progetti e azioni di internazionalizzazione nella didattica e nella ricerca.
Possiamo quindi individuare alcuni elementi fondamentali che rendono possibile il raccordo e l’attuazione delle strategie di internazionalizzazione in un ateneo come l’Università di Bologna :
-un sistema di deleghe strutturato in maniera solida sia a livello centrale che dipartimentale che sostenga tutti i processi di internazionalizzazione (prorettore alle relazioni internazionali, delegati di area geografica, delegati alle relazioni a livello dipartimentale)
-un sistema di servizi a supporto dell’internazionalizzazione che, a livello centrale, ripropone l’approccio geografico individuato al livello strategico e nelle deleghe attribuite alla governance
valorizzazione delle proposte dei singoli docenti ma solo se messe a sistema e se strategiche per il dipartimento

 

 

Alessia Ricci
Unità comunicazione
Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire