Apprendere tecnologie (difficili) socializzando come al bar? La ricetta dei FabLab per giovani e non

Alessandra Ceccherelli Educazione adulti, Epale, Eventi

070915_19L’apprendimento degli adulti alla prova delle competenze digitali pone nuovi interrogativi e richiede una strategia mirata per un target che rischia di essere escluso da un tema “giovane”. Indire ha recentemente ospitato il seminario EPALE dal titolo “L’innovazione condivisa: l’esperienza delle FabLab e dell’alfabetizzazione digitale” una giornata di lavoro che ha visto la partecipazione di circa 70 persone, tra operatori e stakeholder dell’educazione degli adulti, da tutta Italia per incontrare i Fablab e scoprire cosa accade in questi nuovi spazi di lavoro e di formazione. L’obiettivo dell’incontro è stato di presentare EPALE, la piattaforma online europea dedicata all’apprendimento degli adulti, e portare nella community i temi collegati ai fablab e alle innovazioni che stanno sperimentando sul campo, non solo in termini di modalità nuove di produzione di manufatti, ma anche negli aspetti della formazione, contribuendo così al tema delle competenze digitali e del loro trasferimento, con particolare attenzione a questo target di persone e discenti.

Tante realtà diverse, legate al territorio e alle opportunità nate dalle sinergie locali, tutte accumunate dalla voglia di condividere e tornare a fare insieme, mettendo le mani al lavoro sulle cose. Sono gli artigiani digitali, le officine del futuro, i fablab e i faberlab dove l’apprendistato della bottega torna in auge con vigore, anche se gli utensili per realizzare oggetti e prototipo sono cambiati: schede madri, software da programmare, stampanti 3D, resine e altre meraviglie della chimica che trasforma le idee in possibilità concrete e che, grazie alla rete, beneficia di una comunità estesa, che si estende oltre i confini della bottega, oltre il proprio territorio, nella dimensione globale.

L’imparare facendo, la peer education, il sapere aperto per renderlo più condivisibile sono concetti moderni che interessano i percorsi di formazione e istruzione, ma che nelle officine digitali diventano semplicemente pratica quotidiana.

A Varese l’esperienza del FaberLab ha raccolto l’attenzione della Confartigianato Imprese che ha visto la potenzialità di un luogo dove far partire l’innovazione dal basso, attraverso la partecipazione anziché l’adozione top down di nuovi strumenti e metodi. Le slide dell’intervento di Angelo Bongio e Umberto Rega (vedi qui di seguito) danno anche il senso di una realtà in rapida crescita che fa riferimento a contesti e soggetti diversi, dall’impresa locale alle scuole, dai curiosi agli scettici, senza porre etichette, ma muovendosi alla ricerca di nuove soluzioni per affrontare le sfide poste dai nuovi scenari economici e produttivi:

A Roma i makers che aprono i loro spazi alla condivisione e allo scambio di conoscenze, insegnando la programmazione anche a chi non ha competenze informatiche avanzate, hanno evidenziato come l’apprendimento reciproco sia la chiave di volta di tutto il processo. La formazione, racconta Leonardo Zaccone, che è anche ideatore del progetto Mini Makers rivolto alle scuole, va oltre i workshop, nella volontà di tornare e proseguire il contatto, in un luogo “a gestione liquida” che consente di realizzare progetti collettivi e dove la socialità torna a essere reale, per il tramite del digitale. (visita il portale Roma Makers). Sono loro a spiegarci, nell’intervento di Stefano Capezzone, il concetto di tinkering (‘armeggiare’, ‘rappezzare’) il modo di programmare non preoccupandosi del sotto-sistema che si aggrega, ma solo del progetto generale e del prototipo che sto pensando di realizzare. Una parola che forse potrebbe essere la chiave per riassumere, nella sua quasi intraducibilità, come si apprende anche nei fablab.

070915_16La scelta operata in Toscana è stata invece molto incentrata sulla formazione. Da un lato creare un punto di accesso nazionale alla Fab Academy, il corso più completo al mondo sulla fabbricazione digitale, dando la possibilità dal 2015 di partecipare ai corsi ufficiali presso il Fablab di Cascina (PI) e conseguire il diploma sui temi della digital fabrication. Fiore Basile, docente dei corsi Fab Academy, ricorda l’importanza dei principi di apertura e condivisione che hanno nutrito tutto il movimento dell’Open Source e che sono validi per questo approccio al trasferimento di conoscenze: non c’è un solo modo di fare le cose, trovare il proprio modo di risolvere un problema vale più dell’aver individuato la soluzione al problema. La presentazione “Un community FabLab per il lifelong learning” (pdf) si apre con la frase di Neil Gershenfeld, docente del MIT e direttore di Fab Academy: “Imagine a world where anybody can make almost anything almost everywhere“.

Sempre in Toscana l’esperienza del FabLab Firenze, raccontata dal coordinatore Mattia Sullini, anche in questo caso di recente avvio presso l’ImpactHub di Firenze, punta tutto sul concetto di community e sul valore del trasferimento orizzontale delle competenze. Senza dimenticare il divertimento, la passione, la sfida che genera continuo coinvolgimento e riporta al centro il gruppo la pluralità dei saperi.

070915_6Se i fablab sono realtà recenti, numerosi sono i possibili richiami a esperienze e percorsi passati dove il modo più efficace per imparare una nuova tecnologia era quello di mettere in contatto persone con età e competenze diverse, creando un mix proficuo nell’interazione sociale che innesca processi cognitivi virtuosi. Anna Maria Cacchione, docente presso l’Università Computense di Madrid e Ambasciatrice EPALE, ha citato l’esempio del progetto Grundtvig “Silver” dedicato all’alfabetizzazione digitale degli anziani, per introdurre affrontare il tema con argomenti scientifici: la longevità dell’apprendimento, cara al Programma Erasmus, è possibile grazie alla neuroplasticità in età avanzata che le neuroscienze affermano sia facilitata dal coinvolgimento e dalle emozioni. Su questo ultimo aspetto si legga il contributo che Anna Maria Cacchione ha condiviso su EPALE, Le potenzialità andragogiche del Fablab: riflessioni a margine del seminario EPALE dell’8 luglio 2015.

Disponibili anche le slide dell’intervento La condivisione delle tecnologie digitali nell’educazione degli adulti (prezi).

Partecipazione, coinvolgimento emotivo, interazione sociale in un ambiente amichevole: ecco gli elementi che determinano il successo nelle performance di apprendimento.

Quali effetti e quali possibili ripercussioni può avere l’approccio adottato spontaneamente nei Fablab sulle metodologie formative (formale, informale e non formale)? In un bell’articolo di riepilogo, ispirato agli interventi della giornata Margot Bezzi ha raccolto 8 esempi per spiegare come i Fablab reinventano i paradigmi di lavoro e formazione. Che il valore del titolo di studio non abbia più centralità per il lavoro mentre sale quella delle competenze possedute (non certificate, ma reali), che l’apprendimento non possa più essere lineare e che la dimensione intergenerazionale sia proficua all’apprendimento sono solo alcune dei possibili spunti su cui riflettere.

 

di Alessandra Ceccherelli

 

Altri link collegati:

Storify “Epale incontra i Fablab” – Una raccolta di post e tweet della giornata

Video sintesi dell’incontro: immagini e frammenti della giornata

Programma e biografia dei relatori nell’articolo di presentazione dell’evento

Le potenzialità andragogiche del Fablab: riflessioni a margine del seminario EPALE dell’8 luglio 2015, Anna Maria Cacchione #EPALEBlog

 

foto di copertina tratta da http://officine.romamakers.org