Brexit: dalla Commissione arrivano misure d’emergenza per Erasmus+ in caso di “no deal”

Elena Maddalena Annunci, Educazione adulti, Formazione, Scuola, Università

Visto il rischio crescente che il 30 marzo di quest’anno il Regno Unito lasci l’UE senza un accordo (scenario “no deal”), la Commissione europea ha appena adottato una serie di proposte di emergenza relative al programma Erasmus+, al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale e al bilancio dell’UE.

Le misure garantirebbero che in caso di uno scenario “no deal”:

– i giovani dell’UE e del Regno Unito che partecipano al programma Erasmus+ in data 30 marzo 2019 possano portare a termine la loro permanenza senza interruzione;

– le autorità degli Stati membri dell’UE continuino a tener conto dei periodi di assicurazione, di lavoro (anche autonomo) o di residenza nel Regno Unito prima del recesso per il calcolo delle prestazioni sociali, ad esempio per le pensioni;

– i beneficiari dei finanziamenti UE continuino a ricevere pagamenti nell’ambito dei contratti in vigore, purché il Regno Unito continui a onorare i suoi obblighi finanziari nel quadro del bilancio dell’UE. Tale questione è distinta dalla liquidazione finanziaria tra l’Unione europea e il Regno Unito.

È importante sottolineare che tali misure non mitigheranno e non potranno mitigare l’impatto generale di uno scenario “no deal”, né compenseranno in alcun modo la mancanza di preparazione. Esse non ricreeranno tutti i vantaggi dell’adesione all’UE né le condizioni favorevoli per un eventuale periodo di transizione previste dall’accordo di recesso.

Tutela dei diritti degli studenti Erasmus+
Il 30 marzo 14 000 giovani dell’UE a 27, compresi studenti, tirocinanti nell’istruzione superiore e nella formazione professionale, giovani discenti e personale docente, si troveranno nel Regno Unito grazie al programma Erasmus+ e 7 000 giovani del Regno Unito si troveranno nell’UE a 27. In caso di uno scenario “no deal” non sarebbero in grado di portare a termine il loro semestre Erasmus+ e potrebbero non essere più ammessi a beneficiare delle borse di studio. La proposta intende porre rimedio a tale situazione garantendo che in uno scenario di questo tipo gli studenti e i tirocinanti all’estero che partecipano al programma Erasmus+ al momento del recesso del Regno Unito possano completare gli studi e continuare a ricevere i relativi finanziamenti o borse di studio.

Partenariati strategici KA2 con Istituti del Regno Unito
In vista della scadenza per la presentazione di Partenariati strategici KA2, il prossimo 21 marzo, si consiglia gli istituti candidati di strutturare la partnership con istitituti di tre Paesi tra i 27 membri UE e inserire organizzazioni del Regno Unito come quarto partner.

Tutela dei diritti di sicurezza sociale dei cittadini
La Commissione ha chiaramente affermato che i diritti dei cittadini dell’UE nel Regno Unito e dei cittadini del Regno Unito nell’UE sono una priorità e che i cittadini non devono pagare il prezzo della Brexit. La proposta intende garantire, in caso di uno scenario “no deal”, la salvaguardia dei diritti delle persone che hanno esercitato il diritto alla libera circolazione prima del recesso del Regno Unito. Tali diritti comprendono i periodi di assicurazione, di lavoro (anche autonomo) o di residenza nel Regno Unito prima del recesso. Ciò significa, ad esempio, che se un cittadino dell’UE a 27 ha lavorato per 10 anni nel Regno Unito prima della Brexit, tale periodo deve essere preso in considerazione quando le autorità competenti dello Stato membro UE calcolano i diritti pensionistici al momento del pensionamento.

Tutela dei beneficiari del bilancio dell’UE
Come sottolineato in molte occasioni, tutti gli impegni presi dai 28 Stati membri dovrebbero essere onorati dai 28 Stati membri. Anche in caso di uno scenario “no deal” il Regno Unito dovrebbe continuare a onorare tutti gli impegni assunti durante l’adesione all’UE.

Prossime tappe
La Commissione lavorerà in stretto contatto con il Parlamento europeo e il Consiglio per garantire l’adozione degli atti legislativi proposti in modo che siano in vigore entro il 30 marzo 2019. La Commissione pone inoltre all’attenzione del Parlamento europeo e del Consiglio l’importanza che gli atti delegati entrino in vigore il più rapidamente possibile.

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