E’ soprattutto grazie a Erasmus+ che i docenti in servizio e quelli futuri beneficiano di mobilità per studio o sviluppo professionale all’estero. A dirlo è l’ultimo rapporto della rete Eurydice “La professione insegnante in Europa: pratiche, percezioni e politiche” presentato di recente a Bruxelles.
Dallo studio scopriamo che quasi un quarto degli “insegnanti in mobilità” è stato all’estero per motivi professionali grazie a questa misura, mentre programmi di formazione finanziati a livello nazionale o regionale permettono una formazione in Europa in 1 caso su 10.
Ma quante persone nel mondo della scuola in Italia sono coinvolte da attività di formazione all’estero con Erasmus+? Che tipo di attività svolgono? Quali le destinazioni?
Quest’anno saranno circa 1.750 i docenti di scuole italiane che l’Agenzia ha selezionato dopo una lunga e accurata valutazione dei Progetti di Mobilità per l’apprendimento individuale. Nei prossimi mesi gli insegnanti, ma anche altro personale della scuola, partiranno per svolgere un corso di formazione o un periodo di docenza in istituti europei, con un aumento dell’8% rispetto allo scorso anno. Resta molto, molto forte l’esigenza di formazione all’estero da parte dei docenti italiani: alla scadenza della scorsa primavera l’Agenzia ha ricevuto un numero di candidature e che superano 10 volte i fondi a disposizione per questa misura.
Come immaginabile, questa opportunità è principalmente appannaggio del genere femminile e le regioni di provenienza sono la Sicilia – da dove parte il 16% di tutto il personale della scuola finanziato a livello nazionale per attività di formazione -, seguita da Emilia Romagna, Puglia e Lazio. Insegnanti e staff della scuola scelgono soprattutto corsi di formazione strutturati (79% dei casi) ma sono in crescita i docenti che preferiscono svolgere mobilità per jobshadowing. Il prossimo anno scolastico infatti saranno 370 gli insegnanti (21% dei casi) che trascorreranno un periodo di osservazione in un istituto di un altro paese. C’è anche chi ha scelto di realizzare un periodo di insegnamento in una scuola europea, un’esperienza che permette il contatto diretto con modi e metodi didattici adottati in altri paesi e per questo altamente formativa. Se si guarda alle destinazioni, resta il Regno Unito la metà scelta da quasi il 50% dei docenti, seguita da Irlanda, Spagna e Francia ma anche da destinazioni meno scontate come Malta e la Finlandia.
Non bisogna dimenticare che un’attività di formazione europea, indipendentemente dal tipo di mobilità che viene realizzata, diventa un’esperienza di crescita professionale e di sviluppo di nuove competenze che parte dalle esigenze dell’istituto nel suo insieme e all’istituto stesso ritorna, sotto forma di innovazione nell’insegnamento.
di Elena Maddalena
Area Comunicazione
Agenzia Erasmus+ INDIRE