Lo studio svolto dall’EPRS, il Servizio di Ricerca del Parlamento Europeo, pubblicato a febbraio scorso, aveva l’obiettivo di valutare l’attuazione della Strategia dell’UE per la gioventù 2010-2018 e individuare i punti di forza, le sfide e gli elementi da potenziare per il prossimo futuro.
Innanzitutto, il Metodo Aperto di Coordinamento è riconfermato quale strumento efficace per la cooperazione e le sue priorità (partecipazione, informazione, volontariato e migliore conoscenza dei giovani) sono considerate tuttora pertinenti; il Dialogo strutturato necessita invece di una migliore organizzazione e di una maggiore sensibilizzazione, mentre istruzione, occupazione, antidiscriminazione e salute sono ancora una volta sotto la lente di ingrandimento, soprattutto per quanto riguarda gli sforzi realizzati per integrarli in altre politiche.Lo studio sottolinea che l’individuazione di distinti campi d’azione dovrebbe essere sottoposta ad una revisione, dal momento che l’educazione non formale e formale, l’occupazione e l’innovazione continuano ad essere settori interconnessi, come dimostrano specifici documenti politici e l’attività dei gruppi di esperti che lavorano sulle tematiche della Strategia dell’UE per la gioventù. Anche la Conferenza europea di maggio 2017 sulla futura Strategia suggeriva di mantenere “obiettivi ambiziosi in un numero ridotto di aree”.Non sono tuttora disponibili gli strumenti per misurare gli impatti effettivi delle politiche della Strategia dell’UE per la gioventù, visto che i dispositivi finora utilizzati forniscono una raccolta di dati non facile da confrontare. Più nello specifico, non ci sono analisi comparative e lo scambio di buone pratiche è ancora limitato a fornire esempi di azioni intraprese. Stabilire obiettivi specifici a livello europeo e nazionale potrebbe essere difficile da immaginare in un campo in cui gli Stati membri hanno una competenza principale e l’azione dell’UE si limita al coordinamento e al sostegno. In questa direzione è già stata avanzata dal Forum europeo della gioventù una proposta interessante sulla definizione di standard di qualità per la politica per la gioventù.
Lo studio dell’EPRS ha anche cercato di individuare esempi di effetti sistemici della Strategia dell’UE per la gioventù e di raccogliere dati sulla rilevanza percepita e sulle opinioni in merito a processi e strumenti di attuazione. Al momento, i risultati a livello di sistema seguono un approccio esclusivamente qualitativo e ciò è giustificato dal fatto che non ci sono indicatori quantitativi per la misurazione dell’effetto diretto della Strategia sulla condizione dei giovani. Il meccanismo di reporting avviene attraverso le relazioni fornite dagli Stati membri ogni tre anni, che contengono una sorta di raccolta di esempi e sulla base dei quali possono essere delineate conclusioni molto generali. Il nuovo strumento online, denominato Youth Wiki, contiene già molte più informazioni sulle pratiche e gli sviluppi nella maggior parte dei Paesi e offre una possibilità di analisi comparativa. Sarebbe necessario un sistema più elaborato di registrazione dell’evoluzione degli approcci nazionali ai settori politici riguardanti la gioventù.
Oltre all’istituzione o al potenziamento delle strutture esistenti per consultare direttamente i giovani o le organizzazioni rappresentative sull’elaborazione delle politiche che li riguardano, l’Unione europea e gli Stati membri hanno ulteriormente sviluppato e utilizzato una serie di fondi e programmi per finanziare progetti specifici nei settori politici delineati dalla Strategia: istruzione, formazione, occupazione, imprenditorialità, partecipazione, salute e benessere, volontariato, inclusione sociale, cultura e creatività. A questo proposito, si sottolineano sovrapposizioni e ripetizioni, come risulta dai numerosi documenti politici, in particolare Conclusioni e Risoluzioni del Consiglio. Strumenti come Erasmus+, Iniziativa per l’occupazione giovanile e Garanzia per i giovani sono già in corso e la valutazione della loro efficacia ed efficienza influenzerà anche la futura politica della gioventù a livello europeo, mentre altri sono stati inseriti o proposti solo recentemente (in particolare il Corpo europeo di solidarietà) e sollevano preoccupazioni per quanto riguarda la coerenza e la chiarezza di ciò che viene offerto ai giovani europei.
Secondo le autorità nazionali e gli attori coinvolti, il principale valore aggiunto della Strategia è stato quello di fornire loro ispirazione politica, conoscenze e competenze, opportunità e risorse. La Commissione europea ritiene che ciò dimostri che gli Stati membri vogliono continuare a cooperare nel settore della politica per la gioventù a livello europeo e che i principali ostacoli sono legati alle limitate risorse disponibili nei rispettivi Paesi.
Infine, il funzionamento del Dialogo strutturato: sebbene la Commissione europea ne abbia sottolineato l’evoluzione e la crescita, questo strumento continua ad essere valutato criticamente, ad esempio per quanto riguarda la difficoltà di raggiungere o coinvolgere i giovani provenienti da ambienti svantaggiati, per i quali le politiche giovanili potrebbero fornire importanti benefici. Ciononostante, è ampiamente riconosciuto che il Dialogo strutturato debba ancora realizzare il suo pieno potenziale e che costituisca la misura più concreta incoraggiata dalla Strategia dell’UE per la gioventù. Infatti, gli sforzi compiuti a livello europeo hanno portato ad una pratica consolidata, che è stata successivamente riprodotta anche all’interno di alcuni Stati membri.
Lo sviluppo di un dialogo strutturato con i giovani e le loro organizzazioni è iniziato ben prima della Strategia dell’UE per la Gioventù; infatti, la Risoluzione del Consiglio del novembre 2005 per affrontare le preoccupazioni dei giovani in Europa (attuazione del Patto europeo per la gioventù e promozione della cittadinanza attiva) invitava gli Stati membri a garantire la consultazione dei giovani a livello nazionale, regionale e locale sulle azioni politiche che li riguardavano. Inoltre, era stato chiesto alla Commissione europea di sviluppare un dialogo con i giovani a livello europeo, utilizzando tecnologie informatiche innovative e organizzando conferenze periodiche con ricercatori e responsabili politici. Le disposizioni della Risoluzione del Consiglio su un quadro rinnovato di cooperazione europea nel settore della gioventù, adottato nel 2009, hanno formalizzato e descritto più nel dettaglio il meccanismo del Dialogo strutturato, individuando tre elementi per la sua attuazione pratica: un tema generale da scegliere per ciascun periodo di 18 mesi; consultazioni da svolgere a tutti i livelli all’interno degli Stati membri; un Comitato direttivo europeo per coordinare il dialogo. Oltre all’istituzione di gruppi di lavoro nazionali da parte degli Stati membri.
Nel giugno 2017 è stata adottata una Risoluzione del Consiglio sul Dialogo strutturatoche affronta il suo sviluppo futuro dopo il 2018 e in cui si invitano gli Stati membri e la Commissione a intraprendere una revisione del meccanismo e cercare modi innovativi ed efficaci per promuovere un dialogo significativo e costruttivo. Infine, la Risoluzione stabiliva il tema dell’attuale ciclo di lavoro di 18 mesi (luglio 2017-dicembre 2018): “Youth in Europe – What’s next?”.
Secondo il rapporto di valutazione della Commissione europea, il Dialogo strutturato è considerato lo strumento più sostenibile all’interno della Strategia dell’UE per la gioventù, in quanto ha portato all’istituzione di strutture e processi permanenti di partecipazione giovanile negli Stati membri. La Risoluzione del Parlamento del 2016 ha richiamato l’attenzione sul fatto che il 57% delle organizzazioni giovanili nell’UE ritengono che l’esperienza dei giovani non sia tenuta in considerazione nella formulazione delle politiche che li riguardano, come si desume dal Rapporto ombra sulla politica per la gioventù elaborata dal Forum europeo della gioventù. In effetti, il Parlamento ha chiesto “il rafforzamento del Dialogo strutturato come strumento partecipativo di qualità per i giovani nel prossimo quadro di cooperazione”. Nella sua proposta più recente, il Forum europeo della gioventù ha sottolineato che il Dialogo strutturato dovrebbe essere mantenuto nella futura Strategia dell’UE per la gioventù, ma la partecipazione dei giovani al processo decisionale non dovrebbe essere limitata ad esso. Sulla base delle sue specifiche caratteristiche, il Dialogo strutturato dovrebbe essere integrato nella definizione delle politiche a tutti i livelli, in modo che le prospettive e gli interessi dei giovani siano effettivamente considerati in tutte le politiche dell’UE.
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A cura di Paola Trifoni