Le lingue a scuola: cifre chiave nel nuovo rapporto Eurydice

Alessandra Ceccherelli -, Eurydice

Con oltre 60 lingue ufficiali, l’Europa è un continente con un’incredibile varietà linguistica destinata solo ad ampliarsi, in seguito ai recenti flussi migratori. L’edizione 2017 del Key Data on Teaching Languages at School in Europe descrive le principali politiche educative concernenti l’insegnamento e l’apprendimento delle lingue in 42 sistemi educativi europei.

In particolare questa quarta edizione del rapporto contiene 60 indicatori organizzati nei diversi capitoli – contesto, organizzazione, partecipazione, insegnanti e processi educativi – e ottenuti combinando fonti europee e indagini internazionali. I dati Eurydice coprono tutti i paesi dell’Unione europea, oltre a Bosnia – Erzegovina, Svizzera, Islanda, Liechtenstein, Montenegro, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Norvegia, Serbia e Turchia.

Tra i risultati principali dello studio si evidenziano i seguenti:

  • Gli alunni cominciano a imparare una lingua straniera sempre più precocemente
    Nella maggioranza dei Paesi gli alunni cominciano a imparare una prima lingua straniera come materia obbligatoria tra i 6 e i 7 anni, ossia nei primi anni dell’istruzione primaria. L’Italia fa parte di questo gruppo in seguito alla legge 53/2003 che ha previsto l’insegnamento obbligatorio dell’inglese a partire dal primo anno della scuola primaria (6 anni). Tuttavia, in molti Stati, il volume orario dedicato alle lingue straniere resta piuttosto modesto nei curricoli del livello primario. Nella maggioranza dei paesi questa percentuale varia dal 5 al 10% del volume orario totale.
  • Agli studenti è richiesto il livello di “utente autonomo” nella prima lingua straniera al termine della scuola
    La maggior parte dei Paesi usa il Quadro comune europeo di riferimento per le lingue (QCER) sviluppato dal Consiglio d’Europa per definire livelli di competenza nelle lingue straniere che siano comparabili a livello internazionale. Al termine dell’istruzione secondaria superiore generale, la maggior parte dei Paesi richiede come minimo un livello B2 (utente autonomo avanzato) per la prima lingua straniera. Diversi Paesi hanno invece stabilito come minimo un livello B1 (utente autonomo – livello soglia). L’Italia è uno dei pochi paesi che richiede ai suoi studenti di aver raggiunto almeno un livello B2 al termine dell’istruzione secondaria superiore sia per la prima che per la seconda lingua straniera.
  • La maggioranza dei Paesi europei prevede un sostegno linguistico per gli studenti immigrati neoarrivati
    Quasi tutti i Paesi prevedono corsi supplementari di lingua di istruzione per alunni immigrati e più di un terzo dei sistemi educativi europei offre a questi studenti un insegnamento personalizzato o un curriculum individualizzato. L’Italia rientra in questo gruppo di Paesi. Da noi, infatti, si è optato fin dall’inizio per la piena integrazione degli alunni immigrati a scuola, obiettivo che non può prescindere dall’acquisizione di una buona conoscenza dell’italiano come lingua seconda (L2).

Copertina della pubblicazione Teaching Languages at school in Europe 2017

Leggi tutti i risultati nell’articolo pubblicato in Eurydice Italia che sintetizza il rapporto europeo evidenziando il posizionamento italiano per ogni indicatore.

Sul sito di Eurydice Italia è possibile  scaricare la copia digitale e consultare tutte le altre pubblicazioni.

 

Presentazione online a cura di Eurydice Europa:

Il prossimo 15 giugno, ore 12:30, sarà organizzato un incontro online per lanciare lo studio Key Data on Teaching Languages at School in Europe – 2017 Edition.  Per partecipare al webinar, è semplicemente necessario cliccare sul link il giorno stabilito:

Webinar: Key Data on Teaching Languages at School in Europe – 15th of June 2017

 

 

di Simona Baggiani
Unità italiana di Eurydice