SCUOLA

Dal progetto App your school a RaiScuola passando per Helsinki: l’approccio del maestro Alberto Manzi tra progetti nazionali e Erasmus+

“Noi stiamo preparando degli individui per un futuro assolutamente imprevedibile, non sappiamo che cosa la scienza e la tecnica escogiteranno tra venti o trent’anni; non sappiamo quanto i mezzi sempre più perfezionati dell’informazione riusciranno a far sapere, a coinvolgere. Non sappiamo nulla: sappiamo solo che i nostri studenti dovranno affrontare un mondo a noi sconosciuto e verso il quale non possiamo prepararli dando loro nozioni. Li prepareremo ad affrontare l’imprevedibile, ossia a saper ‘pensare’, a saper affrontare un problema, un ‘qualsiasi’ problema, a saperlo comprendere, analizzare, capire, risolvere. Questa è ‘creatività’. Occorre imparare a tollerare le incertezze, a riflettere con senso critico di fronte all’imprevisto, a sfruttare tutte le idee e tutte le opportunità che le stesse idee ci offrono; a fare e disfare, ossia a costruirsi esperienze e su quelle formulare ipotesi che potranno poi essere ‘trasformate’ da esperienze successive; a scoprire correlazioni e interdipendenze. Ossia pensare e pensare e pensare”.

In questo splendido passaggio del maestro Alberto Manzi a proposito di “Educazione… ma che cos’è?” troviamo il senso di un atelier digitale che sfida situazioni e tecnologie a farsi strumento, materiale e sfondo in cui “fare e disfare” problemi attivati dalla curiosità degli adolescenti per la tecnologia o collegati alla loro vita quotidiana a scuola e a casa.

L’atelier digitale è stato al centro del progetto europeo APP YOUR SCHOOL che ha coinvolto scuole, musei e Centri specializzati nella media education affinché si lavorasse insieme nella sperimentazione di un modo nuovo di vivere la tecnologia tra i banchi. La nostra idea di partenza era che ci fossero abilità extrascolastiche degli studenti che rimanevano inesplorate nel contesto scolastico: si tratta di abilità collegate alle passioni tecnologiche, per lo più sviluppate nel tempo libero degli adolescenti.

La scuola avrebbe potuto valorizzarle facendole emergere e usandole in modo creativo, favorendo la riuscita di ognuno e lavorando ad un fine collettivo comune. Lo spazio e il tempo in cui questo è avvenuto lo avevamo nominato “atelier digitale”.

L’approccio pedagogico e didattico del maestro Alberto Manzi ha avuto un ruolo centrale. Se dovessimo sintetizzare in pochi punti cosa non dobbiamo trascurare, proporremmo un decalogo di questo tipo:

  1. Educare a pensare
  2. Suscitare stupore e curiosità, vivere la bellezza e il poetico
  3. Non imporsi: falli parlare, dà loro degli stimoli, condividi passioni, rendili liberi
  4. Sperimentare strumenti, tecniche, materiali per esplorare varianti, ricercare possibilità
  5. Accogliere l’errore e il caso, l’incerto e l’ambiguo
  6. Padroneggiare il limite, osare l’immenso (con un sorriso)
  7. Farsi domande autentiche
  8. Allestire lo spazio e il tempo
  9. Rendere intelligente il gesto: fare e disfare, con tutti i sensi, con mani antiche e inventrici
  10. Immaginare soluzioni, scoprire cose nuove e antiche

La sperimentazione europea ha permesso di testare e documentare alcuni percorsi molto interessanti: per le insegnanti italiane è stato realizzato un toolkit che cerca di facilitare la disseminazione di quanto fatto. Video, schede per introdurre le app e i software utilizzati, guide per il percorso, fotografie sono stati fondamentali per far emergere alcune innovazioni sostenibili. L’obiettivo del progetto App your school era infatti di trovare il modo di avvicinare anche gli insegnanti più reticenti a una didattica digitale che potesse incuriosirli e appassionarli.

Abbiamo pensato di farlo mettendo in dialogo alcuni aspetti che a volte sembrano contrapposti:

  • Analogico/digitale: l’analogico rappresenta una splendida possibilità di rallentare il digitale e permettere al bambino di far sì che una nuova esperienza di senso possa sedimentarsi.
  • Inutile/utile: per “inutile” proponiamo quello spazio in cui sono possibili i nostri personali “ancoraggi” interiori, quelli che ci aiutano a dare senso alle cose e a noi stessi.
  • Fare/disfare: è la necessità del mettere in movimento il corpo e le mani per riuscire a immaginare, farsi domande, produrre ipotesi e verificarle.
  • Individuale/collettivo: il dialogo continuo tra l’io e il noi, tra la presa in carico di se stessi e la responsabilità collettiva.
  • Poetico/analitico: lo sguardo poetico e divergente può permettere analisi più approfondite così come analisi attente aprono a sguardi nuovi e imprevedibili sul mondo.

Artistico/scientifico: i linguaggi e gli strumenti di quelle che successivamente il bambino scoprirà come discipline sono in dialogo tra loro per vivere esperienze che aprono alla scoperta e alla meraviglia.

Tutto ha preso avvio da due formazioni realizzate al Centro Alberto Manzi che hanno permesso ai docenti coinvolti da otto paesi europei di darsi un vocabolario comune e l’atelier digitale è diventato lo spazio privilegiato per interrogare il mondo usando al meglio la tecnologia a disposizione.
La creatività e la curiosità (in primis del docente) hanno giocato il ruolo più importante nel design del percorso, non la competenza tecnica: spesso sono stati gli studenti stessi a farsi carico di imparare nuovi strumenti, creare tutorial per i compagni, guidarli nel lavoro di gruppo. Negli atelier digitali, ma ancora prima nella classe di Alberto Manzi, la lezione frontale non esisteva. Erano le domande a guidare le ricerche della classe; erano le esperienze degli studenti ad essere esplorate per estrapolare sufficienti dati di ricerca; era nel confronto continuo, nel parlare, nell’immaginare, nel fare e disfare, che la classe scopriva il mondo. Le discipline erano gli arnesi necessari a farlo, non il fine.

Questa impostazione ha dato forma all’atelier digitale: una domanda ha mosso ogni fase del lavoro, attivato conoscenze e esperienze degli studenti. La tecnologia ci ha permesso di dare forma e visibilità al lavoro; è stata strumento per osservare e strumento da osservare.

Alessandra Falconi del Centro Alberto Manzi a Helsinki per la Conferenza di apertura del semestre di Presidenza finlandese

L’estremo interesse per questo approccio è ora evidente a livello nazionale: un ciclo di 6 trasmissioni in onda su RaiScuola (e disponibile su RaiPlay) propone una possibile attualizzazione dell’approccio di Alberto Manzi dove anche i media e la tecnologia hanno avuto un ruolo importante. Nelle sei puntate, l’illustratore Alessandro Sanna ne usa 3: dalla vecchia lavagna luminosa che torna ad affascinare per le atmosfere che riesce a creare, alla lavagna a fogli mobili che subito ci ricorda un maestro col gessetto, sino al tablet. E sono due le app che vengono presentate per suggerire i primi atelier digitali, riadattati alla scuola primaria.

Alessandra Falconi ha pilotato la sperimentazione di App your school a livello europeo e da 12 anni coordina e promuove le attività di ricerca del Centro Alberto Manzi.

Oggi, questo maestro caro ai ricordi di tanti insegnanti e cittadini, comincia a essere un punto di riferimento anche in Europa grazie alla collaborazione che i progetti Erasmus+ rendono possibile.

A Helsinki, in apertura del semestre europeo della Presidenza finlandese, lo scorso martedì 10 settembre, è stato l’approccio di questo maestro a fare da sfondo all’intervento italiano alle riflessioni sul ruolo della media education nella società del 2020.

 

Per approfondire
Il sito del CENTRO ALBERTO MANZI
Il sito del progetto Erasmus+ APP YOUR SCHOOL

Alberto Manzi, l’attualità di un maestro. 6 puntate in onda su RAI SCUOLA da lunedì 16 settembre 

 

di Alessandra Falconi, Centro Zaffiria