Buone Pratiche Erasmus: l’intervista al Conservatorio di Musica di Milano “G. Verdi”

Alessia Ricci -, Storie, Università

 

L’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire prosegue nel lavoro di condivisione di buone pratiche attuate dagli istituti di istruzione superiore. Le risposte all’emergenza sono spesso strabilianti, innovative e coinvolgenti. La dimensione internazionale, il confronto e il sostegno reciproco, tra Partner, risultano di grande supporto e riescono ad aiutare gli studenti e il personale accademico, entrambi impegnati su fronti molto delicati.

Abbiamo intervistato la Dr.ssa Cristina Frosini, Direttrice del Conservatorio di Musica di Milano “Giuseppe Verdi”. La dottoressa era già intervenuta in occasione dell’ultimo Kick-off dedicato all’Azione Chiave KA103 lo scorso 14 ottobre, nella sessione di condivisione delle buone pratiche.

 

D: Se è vero che la situazione attuale è di difficile gestione per tutti, lo è a maggior ragione per il settore AFAM, Alta Formazione Artistica e Musicale, che vive del confronto diretto. Eppure il Conservatorio di Milano è riuscito comunque a lavorare con i propri studenti e con quelli internazionali, ottenendo risultati forse inaspettati. Ce li vuole raccontare?

R: La premessa è che non abbiamo mai smesso di lavorare e di fare musica. A distanza durante il lockdown e in presenza appena è stato possibile rientrare nella nostra sede. Abbiamo sfruttato le competenze acquisite negli anni, grazie ai progetti internazionali dedicati all’augmented e al blended learnig. In una settimana dall’inizio del lockdown siamo riusciti ad avere tutti gli studenti e tutti i docenti operativi sulla stessa piattaforma: è nata una sorta di Conservatorio parallelo, interattivo, sempre attento a rispondere alle esigenze degli studenti. Poco alla volta, dal virtuale… si è rientrati nella sede di via Conservatorio, fino alla ripresa di tutte le attività possibili in presenza.

D: Nel Suo intervento durante il Kick offLei ha messo l’accento sulla formazione come unica risposta alla crisi, alla vulnerabilità umana e alla creazione di un futuro rinnovato. Come capitalizzare nel frattempo queste esperienze di augmented o blanded learning?

R: La formazione in tutte le sue forme, anche quelle di augmented e blended learning, è una delle più forti vie di uscita dalla presente crisi: i giovani che si formano in Conservatorio, anche attraverso le opportunità didattiche e formative a distanza, entrano in contatto con altri giovani di provenienza diversa: ne nascono momenti di scambio reciproco, confronto, studio ed esecuzione condivisa. Ebbene, la chiave di volta è propria questa: la condivisione del momento didattico come di quello performativo; condivisione che è strumento essenziale per affrontare insieme anche una situazione inusuale e terribile come quella che stiamo vivendo.

D: C’è un modo in cui la condivisione, di impegno e intenti, tra atenei e/o con le istituzioni, può aumentare l’efficacia e la versatilità degli strumenti online attuati ad oggi, a vario titolo, dai diversi attori nel panorama dell’istruzione superiore?

R: I modi sono molti. Noi ne pratichiamo e ne praticheremo alcuni, grazie alla firma di accordi di programma e lavoro con altri atenei milanesi. Mi riferisco in particolare all’accordo con il Politecnico per la creazione di percorsi di studio innovativi che creino figure professionali al momento inesistenti: competenti dal punto di vista tecnico ingegneristico, ma anche dal punto di vista musicale. Figure professionali che possano lavorare anche per un miglioramento delle tecnologie necessarie all’alto livello richiesto dalla strumentazione che è necessario utilizzare per fare bene didattica a distanza in ambito musicale.

D: L’altro elemento sul quale pone accento è l’attrattività di un istituto, dettata in primis dall’offerta formativa combinata all’internazionalizzazione. Quali strategie sta attuando il Conservatorio di Milano in tal senso o quali vorrebbe suggerire per il comparto AFAM?

R: Molti degli scambi internazionali attivati dal Conservatorio di Milano con prestigiose istituzioni europee non si limitano più alla sola didattica, reciprocamente offerta agli studenti coinvolti dallo stesso scambio, ma si concretizzano strategicamente in accordi relativi alla condivisione di attività produttive e di ricerca. Esemplare, da questo punto di vista, il progetto Intermusic realizzato con Vilnius e Copenhagen. Ma non solo: ci sono progetti di ricerca attuati con l’Orpheus Institute di Ghent; ci sono gli ensemble congiunti come quello che fa lavorare insieme studenti del Conservatorio di Parigi con studenti del Conservatorio di Milano.

 

 

 

Alessia Ricci
Ufficio Comunicazione
Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire