Fondi UE e strumenti per l’integrazione di persone con background migratorio

Sara Pietrangeli Inclusione, Pubblicazioni

“Il nostro stesso continente, l’Europa, è costruito sulla migrazione”. Questo affermavano nella dichiarazione congiunta l’Alto Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, il Vicepresidente della Commissione europea ed alcuni Commissari in occasione della Giornata Internazionale dei Migranti di dicembre 2017.

La dichiarazione proseguiva sostenendo che l’integrazione di persone con background migratorio è parte fondamentale della nostra storia e del nostro futuro, proprio perché tali persone possono offrire un importante contributo al progresso sociale ed economico dell’Europa. L’obiettivo di promuovere società coese e inclusive indipendentemente da etnia, nazionalità, status legale, genere, orientamento sessuale, religione e disabilità si riflette nei valori dell’Unione europea e nei suoi principi.
Il toolkit sull’uso dei fondi UE per l’integrazione di persone con background migratorio, promosso dalla Commissione europea – Direzione Generale per la politica regionale e urbana, ha lo scopo di sostenere le autorità di gestione e finanziamento nazionali e regionali nell’attuazione di politiche di integrazione, attraverso l’utilizzo dei fondi UE della programmazione 2014-2020 e misure che supportino la loro integrazione economica e sociale e la loro partecipazione alla vita politica e culturale del paese di accoglienza.
Le misure messe in campo per sostenere l’integrazione di persone con background migratorio possono anche rispondere ai bisogni di altri gruppi nella società: ad esempio, l’introduzione di strumenti e metodi pedagogici innovativi dovrebbe non solo orientare gli studenti con background migratorio, ma essere anche d’aiuto ad altri studenti affinché ottengano risultati migliori.

In Europa i dati indicano che esistono ancora divari socio-economici significativi tra le persone con background migratorio e la società; allo stesso tempo, l’impossibilità di realizzare il potenziale di chi ha un background migratorio, compresi i più emarginati, rappresenta un notevole spreco di risorse, sia per le persone interessate sia per l’economia e la società europea. La Commissione europea continua a studiare modalità concrete per assistere gli Stati membri affinché integrino sempre più le persone con background migratorio: molti i fondi UE e gli strumenti di finanziamento di cui dispongono, tra cui i Fondi Strutturali e di Investimento europei, i Fondi Asilo, Migrazione e Integrazione, il Programma dell’UE per l’Occupazione e l’Innovazione sociale, i Diritti, l’Uguaglianza, il Programma Cittadinanza, il Programma Salute per la Crescita, ecc.

Partendo dalle pregresse esperienze, questo toolkit ha l’obiettivo di sostenere le autorità di finanziamento nazionali e regionali nel rafforzare le sinergie tra i fondi UE, promuovendo una gestione condivisa nell’ambito dell’attuazione delle politiche di integrazione.
Affinché i fondi dell’UE rispondano meglio a tali sfide, è necessario seguire una serie di misure:

  • è essenziale disporre di quadri strategici nazionali/locali basati su evidenze
  • nel caso in cui gli Stati membri e/o le autorità regionali decidano di utilizzare i fondi UE per le persone con background migratorio, gli interventi dovrebbero essere in linea con questi quadri strategici
  • le sovrapposizioni tra gli strumenti di finanziamento dell’UE richiedono un rafforzamento dei meccanismi di coordinamento e delle sinergie tra tutti i fondi dell’UE, per prevenire il doppio finanziamento dei progetti e rendere l’uso dei fondi UE più efficace ed efficiente.

Le misure progettate dalle autorità di finanziamento, ad esempio nei programmi e nei bandi, e volte ad integrare le persone con background migratorio, dovrebbero tenere conto dei seguenti principi: non discriminazione, uguaglianza di genere, individuazione della risposta ai bisogni, empowerment, approccio olistico e integrato, prospettiva di lungo termine e misure di emergenza.
Al fine di assistere ulteriormente le autorità nazionali e regionali, il toolkit identifica anche le aree in cui le persone con background migratorio affrontano le sfide più urgenti: occupazione, istruzione, abitazione, accesso ai servizi di base.

Un recente studio dell’OCSE sull’istruzione dei migranti, dal titolo “La resilienza degli studenti con background migratorio – Fattori che determinano il benessere” rivela che nel 2015 quasi uno su quattro studenti di 15 anni, nei paesi dell’OCSE, ha dichiarato di essere nato all’estero o di avere almeno un genitore nato all’estero. I flussi migratori stanno cambiando profondamente la composizione delle aule di scuola.
La capacità delle società di mantenere la coesione sociale in presenza di grandi flussi migratori dipende dalla loro capacità di integrare gli immigrati. L’istruzione può aiutare gli immigrati ad acquisire competenze e contribuire all’economia del paese ospitante; può anche contribuire al loro benessere sociale ed emotivo, può motivarli a partecipare alla vita sociale e civica nelle loro nuove comunità. Ma per far sì che gli studenti con background migratorio possano godere di benessere accademico, sociale ed emotivo, dovranno prima superare una serie di avversità legate allo svantaggio socio-economico, alle barriere linguistiche e alla difficoltà di creare una nuova identità.

La capacità degli studenti con background migratorio di superare queste difficoltà e di essere resilienti dipende dalla loro capacità di raggiungere livelli di competenze accademiche di base, dal senso di appartenenza a scuola, dalla loro soddisfazione per la vita, dal livello di ansia collegato all’attività scolastica, dalla loro motivazione a raggiungere gli obiettivi. Questi rappresentano i principali indicatori chiave per misurare il loro benessere.
Gli studenti con background migratorio tendono ad avere a scuola performance non soddisfacenti. Questo è particolarmente vero per gli studenti immigrati di prima generazione (studenti nati all’estero da genitori nati all’estero): in media nei Paesi dell’OCSE il 51% degli studenti immigrati di prima generazione non è riuscito a raggiungere un livello accademico di base in lettura, matematica e scienze, rispetto al 28% degli studenti che non ha un background migratorio e che non è riuscito a raggiungere quel livello. Differenze simili si osservano nella maggior parte degli altri indicatori di benessere: il 41% degli studenti immigrati di prima generazione ha un debole senso di appartenenza, rispetto al 33% degli studenti che non ha un background migratorio; il 31% degli studenti immigrati di prima generazione ha riportato una bassa soddisfazione del livello di vita, rispetto al 28% degli studenti non con background migratorio; il 67% degli studenti immigrati di prima generazione ha parlato di ansia da scuola superiore, rispetto al 61% degli studenti non con background migratorio.
La performance accademica non soddisfacente tra gli studenti con background migratorio è particolarmente evidente in Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania, Islanda, Giappone, Lussemburgo, Slovenia, Svezia e Svizzera.

Lo svantaggio socio-economico e le barriere linguistiche sono due tra i maggiori ostacoli all’integrazione di studenti con background migratorio. I sistemi di istruzione, le scuole e gli insegnanti possono svolgere un ruolo significativo nell’aiutare gli studenti ad integrarsi nelle comunità, a superare le avversità, fornendo loro una formazione linguistica mirata, preparando i docenti a supportare tutti gli studenti e offrendo un supporto supplementare a studenti e scuole svantaggiate, attuando efficacemente i programmi anti bullismo, garantendo la disponibilità e la partecipazione alle attività extrascolastiche.

Se vuoi saperne di più, puoi prendere visione del Toolkit e dello studio dell’OCSE

A cura di Paola Trifoni