Mobilità internazionale nell’Unione europea: nuove regole per attrarre studenti e ricercatori dei Paesi terzi

Alessia Ricci Università

Lo scorso 11 maggio, con la Direttiva (UE) 2016/801, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato nuove regole al fine di favorire l’ingresso nel sistema di istruzione superiore dell’Unione europea di studenti e ricercatori provenienti dai paesi terzi.
Obiettivo della direttiva – che unifica le precedenti direttive 2004/114/CE e 2005/71/CE – è quello di ravvicinare le legislazioni nazionali esistenti in materia, così da fare dell’Europa nel suo insieme un polo di attrazione per la ricerca e l’innovazione e un centro di eccellenza a livello mondiale per gli studi e la formazione.
L’ambito di applicazione della direttiva viene definito con precisione all’art. 2, ove vengono individuati quali destinatari delle disposizioni ivi contenute “i cittadini di paesi terzi che chiedono di essere ammessi o che sono stati ammessi nel territorio di uno Stato membro per motivi di ricerca, studio, tirocinio o volontariato nell’ambito del servizio volontario europeo”, con possibilità di estensione, per quegli Stati membri che lo decidano, anche ai “cittadini di paesi terzi che chiedono di essere ammessi ai fini di un programma di scambio di alunni o di un progetto educativo, di volontariato diverso dal servizio volontario europeo o di collocamento alla pari”.
L’armonizzazione della normativa attuale a cui gli Stati membri sono chiamati, prevede in particolare, tra gli altri, che studenti e ricercatori possano risiedere nel territorio dell’Unione almeno 9 mesi dopo il completamento dei loro studi o del loro periodo di ricerca allo scopo di cercare un’occupazione o avviare un’impresa; che studenti e ricercatori possano muoversi tra i Paesi membri con maggiore facilità e per periodi di tempo più lunghi (nel caso dei ricercatori), senza necessità di presentare nuove richieste per il rilascio del permesso di soggiorno e, ancora, che i ricercatori possano avere il diritto di portare con sé i propri familiari, ai quali dovrà essere, altresì, consentito di lavorare durante il loro periodo di permanenza nell’Unione.

Per maggiori informazioni sul punto e sulle condizioni specifiche stabilite si rimanda al testo della direttiva, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea il 21 maggio scorso e consultabile al seguente link: http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=uriserv:OJ.L_.2016.132.01.0021.01.ITA&toc=OJ:L:2016:132:TOC

 

Antonella Ratti
Agenzia Nazionale Erasmus+ INDIRE