Parliamo di educazione in carcere nella Settimana EPALE (e non solo)

Alessandra Ceccherelli Educazione adulti, Epale

Sono circa 640.000 i detenuti nelle carceri europee, e si tratta nella maggior parte dei casi di persone con basse competenze di base. In Italia si è assistito in anni recenti a un aumento di detenuti stranieri, con scarsa o nulla conoscenza dell’italiano, che rappresentano poco meno di un terzo dei quasi 65.000 detenuti nel nostro territorio registrati nel 2013. Molte ricerche dimostrano che l’educazione in carcere svolge un ruolo fondamentale per promuovere la riabilitazione e il reinserimento sociale, e che esiste una correlazione diretta tra la percentuale di partecipazione a iniziative educative e la diminuzione del tasso recidiva.

EPALE ha deciso di lanciare la Settimana EPALE dell’educazione in carcere: saranno proposte, in evidenza sulla piattaforma europea dedicata all’educazione degli adulti, tante risorse a tema provenienti da diversi contesti europei e internazionali. Articoli tradotti in più lingue, progetti e interviste con esperti, operatori e volontari del mondo dell’educazione formale e non formale in carcere, per contribuire a migliorare l’educazione carceraria in Europa.

La discussione è stata aperta con un’intervista a Annet Bakker, direttrice dell’EPEA – European Prison Education Association, sui principali problemi dell’istruzione nelle carceri europee.

Nei giorni dal 26 al 28 gennaio sarà possibile anche “incontrare virtualmente” gli esperti internazionali con un live blog dedicato, mentre sui canali social sarà possibile contribuire o seguire il tema con gli hashtag #epale2016 e #prisoneducation.

L’Italia ha già colto l’importanza dell’argomento scegliendo di inserirlo tra i temi centrali del 2016. A inizio gennaio è stata infatti lanciata un’indagine sulle azioni formative e educative che riguardano i detenuti, in collaborazione con gli Uffici scolastici regionali, le Università della rete di stakeholder di EPALE e gli Ambasciatori EPALE che sono anche formatori e docenti nelle carceri del loro territorio.

L’obiettivo è una raccolta di informazioni aggiornate, da tutte le regioni, che costituiranno la base dei lavori della conferenza nazionale EPALE dedicata all’argomento, prevista per l’inizio di aprile a Napoli.

Tra i contributi già condivisi: il laboratorio di scrittura svolto nella sezione femminile del carcere di Sollicciano a Firenze; le riflessioni sull’importanza dei percorsi informali nella detenzione a cura del Teatro Nucleo di Ferrara e storie europee come il progetto Grundtvig “Taste of freedom” sul cibo come mezzo di rieducazione e inclusione sociale, realizzato in collaborazione con Slowfood.

E’ ancora possibile contribuire con esperienze, studi e inziative iscrivendoti a EPALE o contattando l’Unità EPALE Italia.

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di Alessandra Ceccherelli

Comunicazione EPALE Italia