Scuola dell’infanzia, in Italia la frequenta il 98% dei bambini

Elena Maddalena Eurydice, Scuola

In Italia il 98% dei bambini fra i 4 e i 6 anni frequenta la scuola dell’infanzia, il vecchio asilo. Il dato è superiore alla media europea (94%) e segna un risultato molto positivo per il nostro Paese nel raggiungimento del benchmark ET 2020 che fissa come obiettivo per gli Stati membri che almeno il 95% dei bambini di 4 anni frequenti l’istruzione preprimaria, ovvero quella precedente all’inizio della scuola dell’obbligo.

Questo dato, emerso dall’ultimo rapporto della Commissione europea che misura annualmente i progressi fatti dagli Stati membri sugli obiettivi ET 2020, “Education and Training Monitor 2015”, va ad arricchire i dati comparativi contenuti nell’ultimo numero della collana “Bollettini di Informazione Internazionale” dal titolo “Educazione e cura della prima infanzia – Una sintesi delle politiche e pratiche in Europa”.

Il volume offre una panoramica sui sistemi europei di ECEC (acronimo che sta per Early Childhood Education and Care) e affronta le questioni più rilevanti legate all’offerta in questo settore, offrendo anche brevi studi di caso relativi ad alcuni Stati che stanno sperimentando soluzioni innovative.

L’accesso e la qualità sono i due nodi cruciali su cui si stanno confrontando i decisori politici dei Paesi europei. È infatti opinione condivisa che l’accesso a buoni servizi ECEC porti grandi benefici a tutti i bambini, in particolare a quelli che provengono da contesti svantaggiati. Questi benefici hanno anche una ricaduta positiva sulla società, che ne trae vantaggio in termini di riduzione di spesa pubblica futura per il welfare, la salute e la giustizia.

Nella maggioranza dei Paesi europei, come abbiamo detto, l’obiettivo dell’accesso all’istruzione preprimaria è stato ampiamente raggiunto. Nell’UE-28, in media, quasi il 94% dei bambini fra i 4 anni e l’età di inizio della scuola obbligatoria risulta infatti frequentare una struttura dell’istruzione preprimaria (98% in Italia).

Tuttavia, la situazione è molto diversa per i più piccoli (fascia 0-3), poiché dal bollettino Eurydice si evince che solo il 30% dei bambini europei al di sotto dei 3 anni frequenta una struttura ECEC. Di poco inferiore a questa media è il dato italiano (circa il 25%), mentre la Danimarca vede ben il 74% dei bambini sotto i 3 anni che frequentano un centro ECEC (Olanda, Svezia e Francia seguono con il 50%). Insieme a Estonia, Slovenia, Finlandia, Svezia e Norvegia, la Danimarca garantisce infatti il diritto all’ECEC ad ogni bambino fin dalla nascita.

Non tutti questi Paesi, tuttavia, riescono a equilibrare domanda e offerta. Solo Danimarca, Finlandia, Svezia e Norvegia non segnalano squilibri significativi né per i bambini piccoli (0-3) né per quelli più grandi (vedi figura 1). L’Italia, per entrambi i gruppi di età, nonostante – ribadiamo – possa vantare un tasso di partecipazione molto alto per i bambini fra i 4 e i 6 anni, continua a registrare una domanda superiore all’offerta e non è in grado di offrire nessuna garanzia alle famiglie di un posto nell’ambito delle strutture per l’educazione e cura della prima infanzia.

 

 

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Figura 1. Domanda e offerta di posti in centri ECEC pubblici (2012/2013)

 

Danimarca, Finlandia, Svezia e Norvegia, gli unici Paesi in cui domanda e offerta corrispondono, offrono un servizio ECEC sovvenzionato, con un diritto (che equivale a un posto garantito) a partire da un’età molto precoce. L’ECEC in questi Paesi ha costi di iscrizione e frequenza piuttosto bassi: in Svezia, ad esempio, si spendono al massimo 110 euro al mese. In Danimarca, Finlandia e Norvegia un po’ di più, rispettivamente 270, 216 e 200 euro al mese, ma per rendere l’ECEC accessibile a tutte le famiglie sono tuttavia previste riduzioni ed esenzioni.

Nel bollettino Eurydice si affronta anche la questione della qualità dell’ECEC, prendendo in esame cosa fanno i vari Paesi per formare personale competente, migliorare l’insegnamento e l’apprendimento tramite l’offerta di linee guida educative e valutare il servizio per garantire il rispetto di standard di qualità.

Un altro elemento che impatta sulla qualità sono le condizioni di lavoro del personale degli istituti ECEC. Il carico di lavoro, espresso in termini di numero di bambini per ciascun membro del personale, è particolarmente importante sia per migliorare le condizioni di lavoro che per consentire interazioni significative con i bambini. Per questo, la maggior parte dei Paesi europei ha introdotto regolamentazioni a livello centrale riguardanti il rapporto numerico bambini/membri del personale. Anche se, in pratica, il numero reale di bambini è probabilmente più basso dei massimi stabiliti, il livello fissato dalla normativa centrale fornisce un’indicazione utile relativamente agli standard attualmente in vigore in Europa (vedi fig. 2).

 

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Figura 2. Numero massimo di bambini per membro del personale e per gruppo per l’età di 2 e 4 anni nei centri ECEC (dati 2012/2013)

 

Per quanto riguarda, infine, l’organizzazione dei sistemi ECEC, la maggior parte dei Paesi europei, Italia compresa, ha sistemi che prevedono una divisione tra l’offerta per i bambini più piccoli (0-3 anni) e quella per i più grandi. Tuttavia, nella maggioranza dei Paesi nordici, nei Paesi baltici, in Croazia e in Slovenia, i bambini frequentano un istituto “integrato” che accoglie i bambini da 0 anni fino all’età di inizio della scuola dell’obbligo (vedi fig. 3).

 

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Figura 3. Organizzazione dell’offerta ECEC in centri (anno 2012/2013)

 

In realtà le divisioni tra i due tipi di sistemi stanno via via diminuendo in tutta Europa: molti Paesi applicano nei centri ECEC di fascia 0-3 alcune delle politiche previste nei contesti che accolgono bambini più grandi. Anche l’Italia segue questa tendenza: allo stato attuale, infatti, a seguito della delega al Governo della Legge 107/2015 (la cosiddetta “Buona Scuola”) si sta preparando l’istituzione di un sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino ai sei anni.

Cos’è Eurydice – Eurydice è la rete europea che raccoglie, aggiorna, analizza e diffonde informazioni sulle politiche, la struttura e l’organizzazione dei sistemi educativi europei. Nata nel 1980 su iniziativa della Commissione europea, la rete è composta da un’Unità europea con sede a Bruxelles e da varie Unità nazionali. Dal 1985, l’Indire è sede dell’Unità nazionale italiana.

Il bollettino è scaricabile online.

È possibile richiederne gratuitamente una copia cartacea scrivendo all’indirizzo eurydice@indire.it.

 

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Di Simona Baggiani

Unità Italiana Eurydice