Erasmus: dall’università alla scuola

Elena Maddalena Scuola, Università

Parole importanti quelle del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca pronunciate in occasione dell’incontro con il suo omologo giapponese Hiroshi Hase lo scorso 10 dicembre al Miur, che hanno attirato l’attenzione da parte di coloro che da anni sono impegnati nello sviluppo di progetti europei legati all’istruzione.

Il Ministro ha, infatti, affermato che «Occorre lavorare per realizzare un programma Erasmus degli insegnanti» e che «Serve una Schengen dei docenti per mettere a confronto le esperienze nei diversi paesi», parole che trovano riscontro non solo nello spirito del Programma Erasmus+ ma nella sua stessa attuazione, dal momento che prevede iniziative di mobilità internazionale per gli insegnanti con lo scopo di «creare un’area di libero scambio per chi insegna in vista di una vera collaborazione internazionale». Da una parte finanzia la formazione in servizio da 2 giorni a due mesi (attraverso l’Azione Chiave 1) e dall’altra invita i docenti addirittura a svolgere mobilità di lungo periodo da 2 mesi ad intero anno scolastico (Azione Chiave 2); opportunità, quest’ultima, fruttata molto poco dai nostri insegnanti per i molti ostacoli che si presentano: alcuni legati all’organizzazione scolastica, basti pensare alle difficoltà nel coprire l’eventuale assenza dell’insegnante in mobilità, altri richiamano la normativa di riferimento (artt, 453 “Incarichi e borse di studio” e 457 “Scambi di docenti con altri Paesi” del . D.Lgs 16/4/1994) non in continuità con quella degli altri Paesi nella gestione dei fondi per questo tipo di iniziative ed in particolare nelle modalità di rendicontazione delle borse di mobilità.

Eppure l’insegnante italiano fin dagli albori dei Programmi europei centrati sull’istruzione si è fatto trovare pronto ad intraprendere esperienze innovative, coinvolgendo l’istituzione scolastica, gli alunni, le famiglie, il territorio; a testimoniarlo i numeri: solo nell’a.s. 2015/2016 sono stati 1.742 i docenti provenienti da 91 istituti scolastici che hanno svolto un corso di formazione o un periodo di docenza in scuole europee, un dato che rappresenta un incremento dell’8% rispetto al 2014. Sul fronte della cooperazione sono 52 gli istituti italiani capofila (tra scuole e altri istituti impegnati in ambito educativo) finanziati per svolgere attività di collaborazione in partnership internazionali con studenti e docenti di altri paesi d’Europa. I Partenariati strategici, possono coinvolgere anche imprese, enti locali e altre organizzazioni, impegnate, tra le altre, in attività volte a migliorare le competenze dei giovani per il mondo del lavoro. In modo analogo sono 321 le scuole italiane impegnate in partenariati in qualità di partner all’interno di progetti coordinati da istituti scolastici di altri Paesi. All’interno di questi progetti circa 6.300 tra docenti e alunni avranno anche l’opportunità di visitare gli istituti partner durante incontri di progetto o mobilità di lungo periodo.

E se, come afferma il Ministro «Occorrerà sviluppare una riflessione sulla collaborazione internazionale e mettere al centro delle nostre agende politiche l’educazione: è una risposta forte alle questioni di politica internazionale» allora un insegnante motivato, aggiornato ed in formazione continua non può che giovare a questo processo.

Rassegna Stampa

http://gds.it/2015/12/09/il-ministro-giannini-lancia-lidea-serve-erasmus-per-insegnanti_446944/
http://www.lastampa.it/2015/12/10/cultura/scuola/il-ministro-giannini-serve-un-erasmus-degli-insegnanti-e4Tqo7H5ZxQK6iDbIAfsCM/pagina.html
http://stadio24.com/2015/67711/il-ministro-giannini-lancia-lidea-serve-erasmus-per/

a cura di Luisella Silvestri ed Elena Maddalena
Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire