Alla scoperta dell’apprendimento emotivo, per “essere scuola” invece di “fare scuola”. Storia di un workshop Grundtvig

Valentina Riboldi Storie Leave a Comment

Workshop Grundtvig “Discovering the psychological and emotional aspects of learning that help to deliver fun. Informative lessons which promote literacy and numeracy skills for adults” (2013-1-GB2-GRU13-11227) Organizzatore: Mirror Development Birmingham, UK 27 Luglio – 2 Agosto 2014

L’apprendimento emotivo: un tema cruciale per crescere come insegnante

Copertina del libro di Victor Allen

Prima di partire per il workshop il direttore del corso, Victor Allen, ci ha spedito un bellissimo libro da leggere che mi ha entusiasmata e che mi ha motivata ancor di più a volare a Birmingham: “Understanding and Supporting Behaviour through Emotional Intelligence. A critical guide for secondary Teachers”. Il tema dell’apprendimento emotivo che mi coinvolge da tempo – tanto che ne ho fatto il filo conduttore della mia tesi di abilitazione come insegnante nel 2008 –  riprende le tesi di Daniel Goleman nel libro “Emotional Intelligence”, tocca tanti aspetti inerenti le neuroscienze e tratta di un fenomeno complesso ma cruciale per crescere come insegnante e sviluppare un nuovo modo di “essere a scuola”. L’empatia, la relazione, l’ascolto attivo, l’emozione quali risorse fondamentali per essere scuola” invece che “fare scuola: “Being rather than doing”. Essere insegnanti empatiche ed emotivamente coinvolte significa innamorarsi del proprio lavoro ogni giorno, amare i propri allievi, entrare nel loro mondo, comprenderlo e “mettersi in ascolto”. Umanizzare la scuola quale unica strada possibile per farla crescere e vivere.

Il workshop

Gruppo a Birmingham Workshop GrundtvigIl workshop ha rappresentato questo mettersi in gioco, ci ha insegnato a lavorare in comunicazione stabilendo rapporti nuovi confrontando tanti modi di lavorare diversi. Quindici insegnanti dalla Grecia, Turchia, Spagna, Lettonia, Italia, Romania, Francia, un operatore sociale della Repubblica ceca, un ispettore scolastico francese, una dirigente scolastica rumena si sono confrontati sul mondo della scuola, riflettendo sui disturbi dell’apprendimento che sono in vertiginosa crescita, sull’importanza della relazione umana quale unica risorsa per contrastare la dispersione scolastica, sulle difficoltà vissute dagli adolescenti e sullo sviluppo del cervello nei vari momenti della nostra esistenza, sulla complessità dell’umano e sull’importanza della qualità delle nostre vite come insegnanti /persone .

Un momento del workshopIl punto di forza del workshop è stato infatti il suo taglio interdisciplinare, importantissimo per affrontare il tema in tutta la sua complessità: lo psichiatra tedesco, esperto della materia, Dietmar Seehuber, ci ha offerto un’utilissima giornata di lezione sul funzionamento del cervello, sui diversi stadi del suo sviluppo, sulle caratteristiche del cervello dell’adolescente e dell’adulto, sulle difficoltà riscontrate nella memorizzazione, nella capacità di concentrazione e sulla perdita dell’attenzione.Tanti i giochi di ruolo che hanno coinvolto attivamente i partecipanti e le attività ludiche e didattiche al fine di attivarci concretamente e prendere coscienza. Essere consapevoli delle difficoltà di colui che apprende, “mettersi nei suoi panni”, com-patendo  e com-prendendo le sue paure, fa sì che l’allievo non sia solo un vaso vuoto in cui riversare il sapere ma al contrario un essere umano vivo che ha bisogno di aiuto, di coinvolgimento emotivo e di ascolto empatico. Guardare allo studente come persona in tutte le sue sfaccettature e complessità significa attivare un nuovo modo di lavorare a scuola: attenzione, passione e “cura” (“I care”) diventano vitali per fare dello studio un’avventurosa scoperta e della scuola un edificio vivo: vivere la scuola e non subirla, divertirsi a scuola e non patirla.

 

Il ruolo dell’insegnante, sfaccettato e cruciale

Victor AllenIn questa direzione il ruolo dell’insegnante si rivela sempre più cruciale: l’insegnante che ama ciò che fa, che lo fa solo per passione e non per secondi fini, che si entusiasma follemente, porta “energia buona” a scuola, semina e fa fiorire. Il workshop ha avuto proprio questa significativa valenza: quella di farci prendere coscienza del nostro ruolo sfaccettato ma bellissimo di insegnanti/educatori/psicologi/operatori sociali, dell’importanza della salute mentale dell’insegnante, dell’importanza del suo stare bene (come ha scritto lo psichiatra alla lavagna: “Play well, love well, work well”). Dare voce all’insegnante, dargli valore sociale, dargli forza psichica ed emotiva è cruciale perché possa lavorare con gioia, sorridendo in classe, avendo fiducia in sé e negli allievi, nel futuro stesso. Questo ha tanto più valore se si pensa alla situazione attuale della scuola italiana , al suo vivere precario e caotico, al suo impoverirsi continuo, al suo essere mistrattata e mai presa in degna considerazione. Lo scrivo da insegnante precaria, in graduatoria da oltre sei anni, in attesa di un posto che non so quando sarà ma che, nonostante tutto, crede in ciò che fa, che mai perde la fiducia e che lotta sempre e ancora: Never ever give up! Mai mollare. Questo diciamo ai nostri allievi. Questo si impara solo vivendo e facendo esperienza, guardando “oltre”, guardando ai tanti esempi europei di buone pratiche, migliorandosi e aggiornandosi, facendo leva sull’ottimismo della volontà, trovando un senso buono e nuovo nel nostro lavoro, donando generosamente per sentirsi orgogliosi e felici di essere insegnanti.

Vitale_consegna_attestati

 

Love more, Take care, think positive

 

 

 

 

 

 

 

 

Claudia Vitaledi Claudia Vitale,
Docente d’inglese presso il Liceo “Giotto Ulivi” di Borgo San Lorenzo, Firenze

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