Raccontarsi fa bene agli altri. Le storie di resilienza per ispirare il cambiamento

Alessandra Ceccherelli Educazione adulti, Epale, Scuola

Frasi che con semplicità portano altrove, non viaggiando per studio o per lavoro, ma facendo un passo decisivo nelle proprie certezze, per crescere. Trasferire a parole un’esperienza personale difficile e poi mostrare, nei fatti ma anche nei gesti e nel tono di voce, la traiettoria diversa che si può scegliere di intraprendere. Questo si prefiggono i “Role Model” e da adesso sono pronti a incontrare altri pubblici in ascolto, nelle scuole, nelle associazioni e ovunque ci sia la voglia di cambiare in meglio.

Alla cerimonia di premiazione di “Storie di resilienza”, il 21 marzo a Firenze è stato ufficialmente riconosciuto il ruolo di “Role Model” a 25 persone per la loro storia di vita. L’Unità EPALE Italia e l’Agenzia Erasmus+ hanno promosso un concorso basato sul racconto di sé, ma senza obiettivi di qualità letteraria. E i risultati sono stati superiori ad ogni aspettativa, tanto da mettere in moto una serie di nuove possibili iniziative da avviare.
Su rolemodel.erasmusplus.it si possono leggere le storie selezionate e verranno via via pubblicati anche i video con le interviste realizzate.

sr-33L’Italia ha proposto “Storie di resilienza”, seguendo l’indicazione della Commissione europea, come iniziativa pensata per dare visibilità ad alcune esperienze esemplari, per le difficoltà affrontate e superate, e poter costruire una rete di testimoni che possano trasmettere il senso di una nuova consapevolezza ad altri. La loro vita, gli ostacoli che hanno affrontato e superato, e le persone che sono oggi possono essere un esempio per ispirare nuovi percorsi e nuove scelte. Per questo sono disponibili ad intervenire ad eventi pubblici, incontrare i ragazzi, la gente, in tutta Italia.

“Non si impara senza sbagliare. L’esempio di chi è riuscito, sbagliando o non avendo supporto, a realizzare la sua vita pienamente, può fare la differenza per una società diversa”, ha detto Anne Ballauf, intervenuta in rappresentanza della Commissione – DG Education, Youth, Sport and Culture, per spiegare come nasce la proposta dei Role Model europei (è disponile il testo integrale del suo intervento).

“Mi colpisce di questa bella iniziativa”, ha detto poi l’europarlamentare Brando Benifei nel suo videointervento, “quanti siano coloro che, dopo aver superato grandi difficoltà, hanno deciso di impegnarsi concretamente nella società, e ugualmente mi colpisce quanti di essi siano i cittadini di Paesi Terzi che oggi hanno scelto come nuova casa l’Europa. Oggi più che mai l’Unione deve rappresentare un’opportunità di miglioramento per milioni di persone, svolgendo bene il suo ruolo, e sostenendo l’istruzione”.

Ognuno è depositario di un vissuto molto personale, anche se i temi individuati – migrazione, inclusione, carcere, abbandono precoce degli studi –  sono stati funzionali a sintetizzare e raggruppare, restano solo etichette, soprattutto dopo aver ascoltato le storie dalla viva voce dei protagonisti.

“Quando senti il tuo dolore vuol dire che sei vivo, ma quando senti il dolore dell’altro vuol dire che sei umano”, ha detto Ahmad Taha, giovane irakeno che oggi si occupa del progetto Sprar per minori stranieri non accompagnati.

Il concorso ha premiato i racconti migliori, e intercettato così i protagonisti delle esperienze. Ma questa scelta è collegata anche alla teoria dei “role model”, che punta a una strategia di modellizzazione trasferibile. “Le narrazioni sulla resilienza servono a «riparare le storie»” ha detto Patrizia Garista, ricercatrice Indire, nel suo intervento . “Mostrano come si può uscire dal caos (deprivazione, carenza di risorse per tutti, beni apparentemente inutilizzabili), generare nuove storie. In una situazione apparentemente ferma e immobile, spesso un elemento problematico riesce ad avviare una riorganizzazione positiva.”

Ogni storia ci ha insegnato qualcosa, le esperienze sono tutte diverse: traiettorie pericolose di migrazione per fuggire dalla fame e dalla povertà affrontando il deserto, il mare, il rischio di morte; ripartenze dopo una grave perdita, una calamità naturale che mette in crisi tutta la comunità vicina; ripresa degli studi investendo il tempo difficile della disoccupazione per darsi una nuova possibilità; riconquista del rispetto di sé stessi e della fiducia degli altri dopo il carcere.

Per Pape Mbaye Dieye, la musica è stato ed è il modo per raccontare “La vie pénible”, il suo rap per raccontare “la vita faticosa”. Magassouba Gassimou ha detto “dai problemi ne usciremo solo se siamo uniti” e con Diawara Bandiougou ha raccontato come i ragazzi di Giocherenda, tutti giovani rifugiati, stiano aiutando i ragazzi palermitani dello Zen a sentirsi parte della città e del mondo intero.

“Cosa vuol dire educare alla resilienza?” ha chiesto Wilma Greco, insegnante in carcere, anche lei tra i premiati di ieri, “Vuol dire essere un sognatore efficace”. E per spiegare meglio il senso del suo intervento ha ripetuto la citazione a chiusura dell’intervento di Patrizia Garista:

“Avvicinatevi all’orlo“- disse.
“Abbiamo paura” – risposero “avvicinatevi” – disse.

Si avvicinarono.
Lui li spinse…

Ed essi volarono!” (Apollinaire)

“Io sono felice e speranzosa di poter mettere le ali a chi ne ha bisogno, inclusa me stessa!”, ha concluso Wilma.

[Selfie di Alessia De Filippo, role model]

rolemodel.erasmusplus.it

Leggi tutte le storie, le frasi e le interviste sul sito delle Storie di resilienza

 

 

Alessandra Ceccherelli
Comunicazione EPALE Italia

Altre informazioni utili:

Per informazioni, e per invitare i role model in eventi pubblici, contattare Epale Italia: epale@indire.it, 055.2380413.

 

Album foto dell’evento:

Premiazione concorso "Storie di Resilienza"